Trump allunga le mani sulla Fed
Ecco tutte le novità sui mercati finanziari della settimana.
Le notizie principali
I mercati azionari hanno accolto con grande felicità l’elezione di Trump come nuovo presidente degli Stati Uniti. Tuttavia le sue politiche potrebbero avere un forte impatto sul mercato obbligazionario nel prossimo futuro.
L'elezione di Trump apre molti temi sulle sue promesse elettorali, che spaziano dall’immigrazione alla politica estera e mettono in una spiacevole situazione l’Europa.
Jerome Powell ha già assicurato che non si dimetterà dalla sua carica di presidente della Fed, tracciando una linea profonda tra quelle che sono le decisioni alla Casa Bianca e quella che è l’indipendenza della Banca centrale.
Le sanzioni occidentali continuano a danneggiare la Russia, che ha accolto con piacere l’elezione di Trump come 47° presidente, auspicando una rapida conclusione della guerra.
La settimana passata
La settimana che si è appena chiusa è stata una settimana speciale. Si tratta probabilmente delle elezioni più sentite degli ultimi anni e i mercati hanno reagito con grande vigore alla notizia della vittoria di Trump.
Il NASDAQ è cresciuto del +5.7%, seguito dal S&P500 al +4.7% e dal Dow Jones al +4.6%. Le small cap hanno avuto la performance migliore, salendo del 5.8% dopo le elezioni e battendo i rendimenti di tutte le altre asset class.
La storia ci insegna che è meglio non cambiare strategia di portafoglio in base alla politica. Il trend positivo dell’economia americana dovrebbe continuare a prescindere dalle politiche fiscali di Trump, almeno nel prossimo futuro.
Detto questo, i potenziali tagli alle imposte (personali e societarie) e la deregolamentazione potrebbero fornire un ulteriore slancio all’azionario, in particolare alle imprese value, cicliche e alle small e medium cap in generale, che nell’ultimo anno sono rimaste indietro.
In particolar modo il settore industriale potrebbe beneficiare dei dazi, mentre le grandi imprese internazionali potrebbero venirne danneggiate.
I potenziali cambiamenti politici sono apparentemente positivi per le azioni, ma negativi per le obbligazioni: la Fed potrebbe rallentare la discesa dei tassi, cercando di raffreddare l’economia e allo stesso tempo tenere sotto controllo l’inflazione.
Il nuovo presidente
La notizia più importante della settimana e probabilmente degli ultimi mesi è la rielezione di Donald Trump. Quando mi sono concentrato per scrivere questo articolo, la prima domanda che mi è venuta in mente è stata: “Da quale punto di vista affrontare la notizia?”.
Perché l’elezione del nuovo presidente potrebbe avere un impatto su un grande numero di argomenti diversi.
Un esempio riguarda il cambiamento della politica militare dell’Europa. Trump non ha mai nascosto il suo disinteresse a difendere i partner della Nato che non rispettano l’accordo sulla spesa militare (pari ad almeno il 2% del PIL). Senza più il forte appoggio degli Stati Uniti, l’Europa dovrà tornare ad investire pesantemente in armamenti.
Un altro tema, non meno importante sono le sanzioni. Trump vuole riprendere da dove ha lasciato. Dazi, dazi, dazi, questa è la parola magica. Potrebbe arrivare al 10-20% su tutti i beni importati, con il 60% per le importazioni cinesi. Anche in questo caso, noi Europei rischiamo di venire schiacciati.
Anche la deregolamentazione e i tagli delle tasse sono un argomento. La classe media e i più poveri hanno votato Trump perché vuole meno tasse e prestiti a tassi più bassi. Le aziende supportano Elon Musk e Trump perché hanno promesso tariffe protettive e una riduzione delle regolamentazioni.
Della guerra in Ucraina potremmo scrivere per ore. L’avvento di Trump alla Casa Bianca mette in una cattiva posizione Zelensky: ora difficilmente il paese sarà in grado di recuperare i territori perduti. È più realistico immaginare la creazione di un territorio cuscinetto.
Questi sono solo alcuni dei temi che si apriranno nei prossimi mesi e anni con l’elezione di Donald Trump. In generale, le prospettive per l’Europa non sono delle migliori: potremmo dover affrontare il futuro senza il supporto dell’alleato storico.
I prossimi anni saranno un grande banco di prova per il vecchio continente, che dovrà camminare solo con le sue gambe come non accadeva da oltre dieci anni.
Trump allunga le mani sulla Fed
Trump nel 2017 ha nominato Jerome Powell a capo della Fed. Già durante il suo primo mandato, il nuovo presidente si era scontrato con Powell, definendolo “incompetente” e “nemico” per aver resistito alle sue richieste di abbassare i tassi di interesse.
Negli ultimi tempi le minacce di destituire Powell sono tornate con preponderanza nella campagna elettorale del candidato repubblicano, con Trump che ha espresso il desiderio di avere un'influenza più diretta sulle decisioni di politica monetaria.
“Non penso di dover avere il potere di ordinarlo, ma credo di avere il diritto di esprimere opinioni sul fatto che i tassi d'interesse debbano salire o scendere,” ha dichiarato l’ex presidente al The Economic Club di Chicago il mese scorso.
L’indipendenza delle banche centrali è fondamentale per mantenere in salute l’economia. Si tratta di un sistema di contrappesi che negli ultimi 50 anni ha sempre garantito stabilità.
Non vogliamo dire che le pressioni della politica non abbiano a volte influenzato alcune decisioni. Tuttavia, negli ultimi decenni, la parola finale è sempre stata della Fed, anche in situazioni in cui le scelte prese erano estremamente impopolari.
Un caso, il più eclatante, è sicuramente la lotta sfrenata all’inflazione di Paul Volcker alla fine degli anni ‘70. L’ex presidente della Fed portò i tassi d’interesse a doppia cifra per abbassare l’inflazione, andò in contro a critiche fortissime da parte di gran parte della popolazione: eppure riuscì ad abbassare l’inflazione.
Trump potrebbe tornare alla Casa Bianca in un momento in cui la Fed sta valutando il ritmo con cui abbassare i tassi di interesse per favorire la crescita senza però creare nuove pressioni inflazionistiche.
Sarà necessario un attento bilanciamento, e potrebbe emergere un conflitto se la Fed non abbassasse i tassi con la velocità desiderata da Trump.
Come monito nei confronti di Trump, Powell non ha escluso la possibilità di dover aumentare nuovamente i tassi se le condizioni economiche peggiorassero.
Il mandato di Powell come presidente della Fed scadrà a maggio 2026. Giovedì ha risposto con un deciso “No” alla domanda se si sarebbe dimesso anticipatamente su richiesta del presidente eletto. Il suo incarico da governatore durerà fino a Gennaio 2028, permettendogli di rimanere più a lungo se lo desidera.
Il Federal Reserve Act stabilisce che i membri del consiglio dei governatori possono essere rimossi solo “per giusta causa”, interpretata come gravi illeciti o altre violazioni.
Inoltre, come ulteriore meccanismo di protezione dell’indipendenza della Fed, qualsiasi candidato scelto da Trump dovrà essere approvato dal Congresso.
Powell potrebbe diventare la figura equilibratrice di Trump, impedendogli di prendere delle decisioni troppo avventate.
La Russia non sta bene
Intorno a quello che succede all’economia russa aleggia un velo di mistero, accuratamente cucito dal governo del Cremlino con lo scopo di nascondere un bel po’ di polvere sotto al materasso.
Nessun altro se non Sergei Chemezov, amministratore delegato del produttore di armi statale russo Rostec, ha avvertito pubblicamente che le aziende industriali russe faranno fatica a esportare prodotti tecnologicamente avanzati a causa degli elevati tassi d’interesse interni.
E se ad avvertire del pericolo è proprio l'amministratore delegato di una delle società che sta beneficiando di più dalla guerra, quantomeno conviene ascoltare con più attenzione.
La guerra è costosa e due articoli di Alexandra Prokopenko e Agathe Demarais svelano i costi dell'attacco di Putin all'Ucraina. Le spese militari ammontano al 40% della spesa pubblica, o all’8% del PIL.
Questa è solo la spesa dichiarata: tuttavia, ci sono altri costi legati alla guerra, come la sicurezza oppure l’utilizzo di fondi pubblici per ridurre selettivamente l’impatto del credito più costoso.
La banca centrale ha dichiarato che la capacità produttiva dell’economia sta raggiungendo i suoi limiti fisici.
La Russia è un paese che esporta (principalmente carburante) più di quanto importi. Come è possibile che in una situazione del genere il paese sia in sofferenza?
La risposta a questa domanda va ricercata nel tipo di sanzioni che stanno colpendo il paese. Oltre a quelle che limitano l’export russo, quelle più significative riguardano ciò che la Russia può acquistare dall’estero: un problema di tecnologia disponibile in altre parole.
Tre tipi di sanzioni limitano gravemente la capacità della Russia di importare e quindi di utilizzare i suoi guadagni da esportazione (compresi quelli accumulati in precedenza).
Il primo è il blocco dell’accesso al sistema Swift, che impedisce i pagamenti. Il secondo è il congelamento delle riserve russe all’estero: 300 miliardi di dollari di liquidità bloccati. Il terzo è l’importazione di beni a doppio uso e di servizi.
Le misure stanno avendo un impatto forte, tanto che Mosca spinge per creare un sistema di pagamento alternativo. Lo vediamo anche nel ritorno della Russia al baratto in certi casi, che però presenta costi più elevati nello scambio, sia di tipo logistico che organizzativo.
La settimana che verrà
Calendario Economico
La vittoria di Donald trump sembrerebbe aver riscaldato i mercati: la pubblicazione dei dati sull’inflazione di Ottobre della prossima settimana potrebbe raffreddarli. Anche il risultato della produzione industriale cinese potrebbe impattare fortemente sui mercati internazionali.
Trimestrale della settimana
Martedì 12/11: Shopify, Home Depot, Spotify,
Mercoledì 13/11: Cisco,
Giovedì 14/11: Disney, JD.com
Ecco alcuni degli eventi più interessanti della prossima settimana:
Martedì 12/11
12.00 Indicatore ZEW EU (Novembre): Nell'area euro, l'indice ZEW Economic Sentiment misura il livello di ottimismo degli analisti sugli sviluppi economici previsti per i prossimi 6 mesi. L'indagine copre fino a 350 analisti finanziari ed economici. L'indice è costruito come differenza tra la percentuale di analisti ottimisti e quella di analisti pessimisti sullo sviluppo dell'economia. Pertanto, l'indicatore ZEW misura la fiducia su una scala da -100 (tutti gli analisti prevedono un peggioramento dell'economia) a 100 (tutti gli analisti prevedono un miglioramento). Il valore 0 indica la neutralità. Gli analisti si aspettano di vedere un valore di 25, in netta risalita rispetto al 20.1 del mese precedente.
Mercoledì 13/11
13.00 MBA Mortgage Applications (8 Novembre): Negli Stati Uniti, il sondaggio settimanale sulle richieste di mutui MBA è una panoramica completa del mercato dei mutui a livello nazionale e copre tutti i tipi di operatori del settore, comprese le banche commerciali, gli istituti di credito e le società di mortgage banking. L'intero mercato è rappresentato dall'Indice di mercato, che copre tutte le richieste di mutuo presentate durante la settimana, sia per l'acquisto che per il rifinanziamento. L'indagine copre oltre il 75% di tutte le richieste di mutui residenziali al dettaglio negli Stati Uniti.
15.30 Inflazione USA (Ottobre): Gli economisti non sono positivi sull’inflazione americana e si aspettano che questa possa salire al 2.6%, rispetto al 2.4% di Settembre. L’inflazione core dovrebbe rimanere costante al 3.3% come nel mese precedente.
Giovedì 14/11
15.30 US Initial Jobless Claims (9 Novembre): Le richieste iniziali di disoccupazione hanno un grande impatto sui mercati finanziari perché, a differenza dei dati sulle richieste continuate che misurano il numero di persone che richiedono sussidi di disoccupazione, le richieste iniziali di disoccupazione misurano la disoccupazione nuova ed emergente.
15.30 PPI USA (Ottobre): Negli Stati Uniti, l'inflazione dei prezzi alla produzione al mese per la domanda finale misura le variazioni mese su mese dei prezzi delle merci vendute per i consumi personali, gli investimenti di capitale, la pubblica amministrazione e le esportazioni. Gli analisti si aspettano un PPI di 2.2% in netta risalita rispetto al 1.8% registrato a Settembre.
Venerdì 15/11
04.00 Produzione industriale Cina (Ottobre): In Cina, la produzione industriale misura la produzione delle imprese integrate nel settore industriale dell'economia, come l'industria manifatturiera, l'estrazione mineraria e le utilities. Le previsioni di crescita sono positive, +5.5% nel mese di Ottobre.
15.30 Vendite retail USA (Ottobre): Negli Stati Uniti, la variazione annuale delle vendite al dettaglio confronta le vendite aggregate di beni e servizi al dettaglio in un determinato mese con lo stesso mese dell'anno precedente. Si prevede una crescita del +1.9% rispetto ad Ottobre 2023.
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Grazie per il recap settimanale!