Tassi alti più a lungo del previsto
Ecco tutte le novità sui mercati finanziari della settimana.
Le notizie principali
Le asset class che potrebbero essere più interessanti con tassi più alti del previsto.
Il nuovo grafico “dot plot” della Fed ha fatto agitare i mercati, mentre le proiezioni economiche sono positive.
La Bank of England tiene fissi i tassi per la prima volta in due anni e va in controtendenza.
Il prezzo del petrolio così alto potrebbe danneggiare anche i produttori per via del calo della domanda.
Tre paesi europei prendono una netta posizione contro l’Ucraina scatenando una spaccatura profonda.
La settimana passata
Le parole di Jerome Powell, presidente della Fed, hanno agitato i mercati, facendo scendere tutti i principali indici americani. Il NASDAQ ha perso il 3,6% seguito dal S&P500 al -2,9% e dal Dow Jones al -1,9%. Il petrolio resta forte sopra i 90$ al barile, dopo gli annunci dei tagli della produzione delle scorse settimane.
Più avanti nella newsletter approfondiremo le parole di Powell e come sono cambiate le aspettative riguardanti la riduzione dei tassi nel prossimo futuro. Ora vogliamo concentrarci sulle opportunità che si potrebbero verificare per gli investitori.
Il mercato ha reagito con un incremento della volatilità, con il VIX intorno ai massimi degli ultimi 4 mesi. A soffrirne potrebbero essere soprattutto le small cap, che tra tutte le azioni sono quelle più influenzate dall’andamento dei tassi d’interesse. Data la maggiore volatilità, in caso di cali, queste e i settori maggiormente ciclici potrebbero rappresentare buone opportunità in un prossimo futuro.
Per quanto riguarda il lato obbligazionario, i rendimenti dei Treasury sono saliti bruscamente, sia il rendimento a 2 anni (più sensibile alle variazioni del tasso sui fed funds) che quello a 10 anni si sono portati ai massimi di questo ciclo.
Ci sono strumenti di liquidità a breve termine, come i conti deposito, che hanno raggiunto dei rendimenti interessanti. In questo momento le più interessanti prospettive sono probabilmente nella parte breve della curva dove troviamo i tassi più elevati, insieme alle obbligazioni di alta qualità a lunga scadenza, che non solo possono offrire dei buoni rendimenti ma, nella prospettiva di un futuro calo dei tassi, anche un apprezzamento.
Tassi alti più a lungo del previsto
Una delle notizie che ha fatto più scalpore durante la settimana è stato l'aggiornamento del "dot plot", ovvero la migliore stima del FOMC sull'andamento dei tassi di interesse. È utile ricordare che il grafico “dot plot” non è un previsionale, bensì rappresenta la dispersione dell’idea dei singoli partecipanti al comitato Fed.
Il punto mediano per il 2023 è rimasto al 5,6%, il che implica che un altro rialzo dei tassi potrebbe essere in programma, mentre gli altri punti per il 2024-2026 si sono tutti spostati verso l'alto. La Fed ha ridotto la stima dei tagli dei tassi nel 2024 da -1,00% a solo -0,5%: questo significa che le aspettative sono di un taglio dai 5,6% di fine 2023 ai 5,1% di fine 2024.
Nel 2026 i tassi dovrebbero assestarsi poco sotto il 3%, vicini al target Fed del 2%. Con l'aggiornamento delle proiezioni della Fed, sono state fornite anche le ultime previsioni sulla crescita economica e sul mercato del lavoro, entrambe più ottimistiche rispetto alla lettura di giugno.
Questo è motivato dai dati migliori rispetto alle aspettative registrati finora, che ci fanno intendere una maggiore resistenza da parte dell’economia alla crisi. La visione della Fed sulla crescita del 2024 mostra solo un modesto raffreddamento, fino all'1,5% di crescita annuale, prima di rimbalzare all'1,8% nel 2025.
Inoltre, la Fed prevede che il tasso di disoccupazione si mantenga al 3,8% quest'anno e non superi il 4,1% nel ciclo, ben al di sotto della media decennale del 5,0%.
La Bank of England cambia passo
Per la prima volta in due anni la Bank of England (BoE) non ha alzato i tassi d’interesse, mantenendo fisso il suo tasso di riferimento al 5,25%, in contrasto con le altre banche centrali europee che hanno continuato ad alzare i loro tassi di riferimento nelle recenti riunioni dei policy maker.
Giovedì scorso infatti, le banche centrali di Svezia e Norvegia hanno fatto seguito alla mossa della Banca Centrale Europea, aumentando i loro tassi di riferimento di un quarto di punto, rispettivamente al 4% e al 4,25%. Abbiamo già scritto in una precedente newsletter che la Danimarca in questo senso corrisponde ad un’eccezione in Europa, grazie alla sua economia particolarmente forte.
La decisione della BoE è stata presa dopo che inaspettatamente il tasso d’inflazione di agosto è stato più basso di quello di Luglio, toccando il 6,7% nonostante un forte rialzo del prezzo del petrolio.
Tuttavia, con un'inflazione ancora ben al di sopra del suo obiettivo del 2%, la BoE non ha escluso un ulteriore aumento del suo tasso di interesse di riferimento.
Se da un lato questa notizia ha avuto sicuramente effetti positivi sui listini inglesi, portando ad una crescita del real estate, dall’altro è ancora troppo presto per poter definire con certezza quanto dista ancora la fine degli aumenti dei tassi.
100 dollari al barile sono troppi per tutti
Il prezzo del Brent ha superato la soglia di 90 dollari al barile all'inizio di Settembre, dopo che l'Arabia Saudita e la Russia hanno dichiarato di voler estendere i tagli volontari alla produzione di petrolio fino alla fine dell'anno.
Nonostante il prezzo del petrolio sia rimasto al di sotto dei 90 dollari per molti mesi, adesso alcuni analisti e molti fondi d’investimento stanno scommettendo che il greggio possa raggiungere la tripla cifra entro la fine dell’anno.
Normalmente le azioni delle aziende estrattrici di petrolio si muovono di pari passo con il prezzo di quest’ultimo. Questa relazione si è invertita da quando, l'8 Settembre, il Brent ha chiuso sopra i 90 dollari al barile, e i prezzi del petrolio sono saliti di un altro 2,6%, mentre l'indice dei produttori di petrolio è sceso del 5,3%.
L’aumento del prezzo del petrolio avrà degli effetti importanti sulla domanda. In generale, i prezzi del petrolio superiori a 100 dollari al barile spingono gli automobilisti a guidare meno.
Un esempio di questo fenomeno si è visto tra i mesi di Giugno e Luglio 2022, quando i prezzi del Brent hanno raggiunto una media di circa 110 dollari al barile, e la domanda di benzina negli Stati Uniti è scesa del 4,1% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, quando i prezzi erano pari a 70 dollari.
Il rischio di un calo del consumo di carburante è particolarmente elevato nei Paesi in via di sviluppo. Mentre i prezzi del petrolio e il valore del dollaro americano si muovono spesso in direzioni opposte, di recente sono aumentati di pari passo, con il dollaro che ha raggiunto i massimi in sei mesi. Questo mette sotto pressione paesi come la Cina e l'India che devono acquistare petrolio denominato in dollari.
La Guerra e la “guerra” del grano
Tre paesi europei, Polonia, Ungheria e Slovacchia, hanno deciso di impedire l’esportazione di grano dall’Ucraina, a protezione degli interessi economici nazionali. Questa manovra è stata presa in totale indipendenza rispetto al resto dell’Unione, che per quanto riguarda dazi doganali e esportazioni solitamente si muove all’unisono.
L'Ucraina ha risposto al divieto avvertendo la Polonia, l’Ungheria e la Slovacchia, che avrebbe presentato un reclamo all'Organizzazione Mondiale del Commercio .
La Commissione Europea, l'organo esecutivo del blocco, aveva inizialmente chiesto a Polonia, Ungheria e Slovacchia di revocare i loro divieti, ma ora sta lavorando per "coordinare" le loro repliche legali alla presentazione di una causa da parte di Kiev presso l'Organizzazione Mondiale del Commercio.
La Bulgaria, altro stato confinante, si è limitata a vietare l’importazione di semi di girasole.
Questa situazione non soltanto rappresenta la più grande spaccatura nell’Unione Europea dall’inizio della guerra tra Russia e Ucraina, ma ha anche conseguenze militari importanti. La Polonia ha infatti annunciato che non fornirà più armi all’Ucraina. Il primo ministro in un discorso ha detto:
"Non stiamo più trasferendo armi all'Ucraina perché ora stiamo armando la Polonia con armi più moderne".
La Polonia ha anche accolto un milione di rifugiati ucraini dall’inizio della guerra, rappresentando il primo paese di approdo durante le fasi iniziali del conflitto, e uno dei principali sostenitori del supporto militare all’Ucraina.
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La settimana che verrà
La prossima settimana sarà caratterizzata da pochi eventi interessanti, concentrati per lo più verso la fine della settimana. Verranno forniti i dati finali sulla crescita del PIL statunitense, che può variare anche di molto rispetto ai dati preliminari. Verso la fine della settimana avremo a disposizione i dati sul PCE americano e sull’inflazione europea.
Calendario Economico
Ecco alcuni degli eventi più interessanti della prossima settimana:
Martedì 26/9
16.00 CB consumer confidence (Settembre): Il Conference Board (CB) Consumer Confidence misura il livello di fiducia dei consumatori nell'attività economica. Si tratta di un indicatore anticipatore in quanto può prevedere la spesa dei consumatori, che svolge un ruolo importante nell'attività economica complessiva. Letture più elevate indicano un maggiore ottimismo dei consumatori. Gli analisti si aspettano un valore di 105.6 rispetto al 106.1 registrato ad Agosto.
Mercoledì 13/9
13.00 MBA Mortgage Applications (22 Settembre): Negli Stati Uniti, il sondaggio settimanale sulle richieste di mutui MBA è una panoramica completa del mercato dei mutui a livello nazionale e copre tutti i tipi di operatori del settore, comprese le banche commerciali, gli istituti di credito e le società di mortgage banking. L'intero mercato è rappresentato dall'Indice di mercato, che copre tutte le richieste di mutuo presentate durante la settimana, sia per l'acquisto che per il rifinanziamento. L'indagine copre oltre il 75% di tutte le richieste di mutui residenziali al dettaglio negli Stati Uniti.
14.30 Durable goods orders MoM (Agosto): Gli ordini di beni durevoli si riferiscono ai nuovi ordini effettuati ai produttori per la consegna di beni durevoli destinati a durare almeno tre anni. Si tratta di un indicatore utile a capire la fiducia degli imprenditori nell’economia. Dopo essere sceso del 5,2% a Luglio, il dato è previsto scendere al -0,4% ad Agosto.
Giovedì 28/9
14.30 Misurazione PIL finale USA (2° trimestre): L’economia americana sembra aver superato con una certa forza questo periodo di incertezza. Le ultime previsioni ci dicono che il PIL statunitense potrebbe crescere del 2,2% nel secondo trimestre.
14.30 US Initial Jobless Claims (23 Settembre): Le richieste iniziali di disoccupazione hanno un grande impatto sui mercati finanziari perché, a differenza dei dati sulle richieste continuate che misurano il numero di persone che richiedono sussidi di disoccupazione, le richieste iniziali di disoccupazione misurano la disoccupazione nuova ed emergente. Le nuove richieste di disoccupazione sono state in calo per diversi mesi a dimostrazione di un mercato del lavoro estremamente forte dove la domanda superava l’offerta. Un mercato di questo tipo spinge i salari verso l’alto aumentando notevolmente l’inflazione. Ad oggi gli effetti degli aumenti dei tassi non si vedono ancora in modo marcato nel mercato del lavoro (con un tasso di disoccupazione molto basso) perché le initial jobless claims restano sotto le 300 K unità.
Venerdì 29/9
11.00 Tasso d’inflazione EU Flash (Settembre): Gli analisti si aspettano un inflazione in forte calo rispetto ai mesi precedenti, al 4,5%. Anche l’inflazione core che negli ultimi mesi si era dimostrata poco propensa a scendere è prevista in calo, al 4,8% dal 5,3% di Agosto. I dati definitivi verranno dati ad Ottobre.
14.30 PCE Price Index YoY (Agosto): Negli Stati Uniti, l'Indice dei prezzi della spesa per consumi personali fornisce una misura dei prezzi pagati per l'acquisto di beni e servizi a livello nazionale. Mentre l'Indice dei prezzi al consumo presuppone un paniere fisso di beni e utilizza pesi di spesa che non cambiano nel tempo per diversi anni, l'Indice dei prezzi della spesa per consumi personali utilizza un indice a catena e si basa sui dati di spesa del periodo corrente e del periodo precedente (noto come Indice dei prezzi di Fisher). La previsione è di un PCE core al livello più basso dei 12 mesi, al 3,9% e un PCE index di 3,5%.
16.00 Michigan Consumer Sentiment Final (Settembre): L'Indice delle aspettative dei consumatori si concentra su tre aree: come i consumatori considerano le prospettive della propria situazione finanziaria, come considerano le prospettive dell'economia generale nel breve periodo e come considerano le prospettive dell'economia nel lungo periodo. Ogni indagine mensile contiene circa 50 domande di base, ognuna delle quali analizza un aspetto diverso degli atteggiamenti e delle aspettative dei consumatori. Le previsioni sono di un calo dell’indice a 67,7 contro i 69,5 di Agosto.
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