Mi metti le tariffe? E allora riprenditi i tuoi aerei!
Ecco tutte le novità sui mercati finanziari della settimana.
Le notizie principali
L'S&P 500 rimbalza del 10% ma resta sotto i massimi: per salire ancora servono progressi commerciali concreti.
Boeing cerca nuovi acquirenti per i jet destinati alla Cina bloccati dai dazi; nonostante le tensioni, migliora i conti, punta su qualità e conferma gli obiettivi di produzione per il 2025.
L’oro vola a 3.500 dollari spinto dalle tensioni Trump-Powell, mentre i timori sull'indipendenza della Fed e sulla stabilità economica sostengono la fuga dagli asset in dollari.
Il peso argentino regge dopo la liberalizzazione, con Milei che attacca chi prevedeva un crollo. FMI vieta interventi diretti della banca centrale, ma l’afflusso di dollari e il carry trade sostengono la valuta a breve termine.
La settimana passata
Nonostante tutto, la settimana trascorsa è stata positiva per i principali indici americani. Il NASDAQ, dopo essere stato martoriato per gran parte di aprile, è cresciuto del 6.7%, seguito dal S&P500 al +4.6% e dal Dow Jones al +2.5%. Il petrolio è calato leggermente, attestandosi a 63.25$ al barile.
Dopo la sospensione dei dazi del 9 aprile, l'S&P 500 ha guadagnato il 10% dai minimi, pur restando circa il 10% sotto i massimi di febbraio. Perché l’indice possa tornare a salire è necessario che ci siano progressi concreti nei rapporti commerciali, non solo segnali di distensione.
Storicamente, dopo forti cali, i mercati impiegano tempo a stabilizzarsi; i rimbalzi a V, come quelli del 2018 e 2020, sono eccezioni legate a interventi straordinari.
Oggi, con la Fed limitata dalle pressioni inflazionistiche e i deficit elevati, un rapido ritorno ai massimi sembra improbabile. Tuttavia, ad oggi è difficile prevedere un crollo prolungato, perché l’economia non mostra eccessi strutturali, l’occupazione è forte e i salari reali crescono da quasi due anni.
L'andamento futuro dipenderà dalle trattative commerciali e da eventuali misure pro-crescita. I mercati potrebbero muoversi lateralmente per un po’, prima di tornare a salire, e portafogli con una esposizione in azioni internazionali potrebbe registrare un rendimento superiore a quelli fortemente esposti agli Stati Uniti.
La stagione degli utili è partita bene: circa il 75% delle aziende ha battuto le stime, con sorprese positive superiori alla media degli ultimi dieci anni.
Tuttavia, l’impatto dei dazi sulle vendite deve ancora emergere, per cui l'attenzione resta focalizzata sulle previsioni future. Alcune società consumer stanno già avvertendo un calo della spesa e riducendo le guidance.
Le stime di crescita degli utili per il 2025 sono scese dal 14% al 9.5%. Se le valutazioni dovessero ridursi moderatamente, sarà possibile assistere ad una crescita moderata.
Mi metti le tariffe? E allora riprenditi i tuoi aerei!
Boeing si sta preparando a trovare nuovi acquirenti per i velivoli inizialmente destinati alle compagnie aeree cinesi, a causa delle tariffe imposte da Trump. L’amministratore delegato della società ha confermato che Pechino ha sospeso i ritiri dopo l’inizio della guerra commerciale.
Il gruppo aerospaziale è uno dei principali esportatori americani. Per ovviare a questo problema, l’azienda sta cercando di riposizionare sul mercato gli aerei già assemblati e, se necessario, riassegnare a nuovi clienti quelli ancora in fase di produzione.
Ortberg ha sottolineato che la società dispone di numerosi clienti interessati a ricevere consegne rapide e che Boeing non proseguirà la costruzione di velivoli senza certezze di consegna.
Durante una call con gli analisti, ha riferito che Boeing ha già ritirato due aeromobili destinati alla Cina e si appresta a recuperarne un terzo. Erano previste altre 50 consegne entro fine anno, con 41 aerei già completati o in produzione.
Ortberg ha ribadito che la crisi con la Cina non comprometterà la ripresa dell’azienda, scossa dagli scandali su alcuni incidenti che hanno fatto clamore negli ultimi due anni.
La situazione è ulteriormente peggiorata dai dazi del 10% imposti da Trump sulle importazioni negli Stati Uniti. Boeing si affida a fornitori provenienti dal Giappone e Italia: i prezzi dei componenti importati stanno aumentando notevolmente.
Le tensioni commerciali hanno comunque oscurato i risultati trimestrali, sebbene la società abbia riportato dati migliori delle previsioni.
Boeing ha chiuso il primo trimestre con una perdita netta di 31 milioni di dollari, decisamente inferiore ai 355 milioni dell’anno precedente.
I ricavi sono cresciuti del 18%, raggiungendo 19,5 miliardi di dollari, spinti dall’aumento delle consegne. La perdita per azione si è attestata a -0,49 dollari, inferiore sia al dato dello scorso anno (-1,13 dollari) sia alle stime degli analisti (-1,24 dollari).
Boeing ha precisato che questi risultati tengono conto solo delle tariffe applicate fino al 31 marzo.
L’amministratore delegato Ortberg, si è dichiarato fiducioso che il 2025 possa essere l’anno della svolta per la compagnia, impegnata a produrre aerei di qualità superiore e migliorare l'affidabilità delle consegne.
Boeing ha inoltre confermato l’obiettivo di produrre 38 aerei 737 Max al mese entro l'anno, nonostante la Federal Aviation Administration abbia imposto un limite dopo l'incidente del gennaio scorso.
L'azienda intende richiedere l'autorizzazione per aumentare la produzione a 42 unità mensili. La linea di assemblaggio del 737 è stata resa più efficiente, riducendo il cosiddetto "lavoro fuori sequenza".
Parallelamente, la produzione dei 787 Dreamliner è stata stabilizzata a cinque unità mensili, con l’obiettivo di raggiungere quota sette entro fine anno.
Boeing ha consegnato 130 aeromobili nei primi tre mesi del 2025, di cui 104 appartenenti alla famiglia 737 Max, rispetto agli 83 dello stesso periodo dell'anno precedente.
L’oro continua a correre e Trump attacca Powell
Martedì l’oro ha raggiunto per la prima volta i 3.500 dollari per oncia, spinto dalla crescente tensione tra Trump e il presidente della Federal Reserve, Jay Powell.
Successivamente il presidente statunitense ha affermato di non avere intenzione di licenziare Powell (cosa che non può comunque fare), ma i timori per l’autonomia della banca centrale e le prospettive economiche degli Stati Uniti, restano vivi.
Le tensioni si sono accentuate dopo che Trump, sulla sua piattaforma Truth Social, ha attaccato Powell definendolo “Mr Too Late” e sollecitando un taglio immediato dei tassi di interesse.
Pochi giorni prima, Powell aveva messo in guardia sui rischi di crescita più debole e inflazione più alta causati dai dazi imposti da Washington.
Il clima di incertezza ha aumentato i timori che lo scontro tra Casa Bianca e Federal Reserve possa compromettere la politica monetaria, contribuendo a destabilizzare il mercato dei Treasury.
L’attacco contro Powell arriva in un momento non felice per gli Stati Uniti, che vedono calare simultaneamente le azioni, i bond e il dollaro, in una fuga dagli asset denominati in dollari, a causa della sempre maggiore sfiducia nei confronti degli Stati Uniti.
Il rafforzamento dello yen giapponese, salito a 140 ¥ contro il dollaro per la prima volta da settembre prima di scendere nuovamente, è un indicatore di una crescente preferenza per asset sicuri.
Il contrasto tra Trump e Powell non è una novità: il presidente ha più volte criticato la Fed per la lentezza nel ridurre i tassi, mentre Powell ha sempre ribadito l'impegno a difendere l’indipendenza della banca centrale.
La Fed ha abbassato i tassi tre volte nel 2024, incluso un taglio da mezzo punto a settembre. La prossima riunione si terrà a maggio, ma le probabilità di un intervento immediato sono basse, mentre si prevedono comunque almeno tre tagli da 0.25 punti percentuali entro fine anno.
Ogni indebolimento dell’indipendenza della Fed aumenterebbe i rischi di un’inflazione già sotto pressione per via dei dazi. In questo scenario, l’oro si è rivelato un rifugio particolarmente ricercato, apprezzandosi del 30% da inizio anno. Solo nel primo trimestre gli investimenti in fondi collegati all’oro hanno superato i 19 miliardi di dollari.
Milei smentisce gli economisti sul peso argentino
Contro molte previsioni, il peso argentino ha evitato un crollo improvviso dopo l’allentamento del tasso di cambio fisso di aprile.
Dopo la parziale liberalizzazione del 14 aprile, il peso ha oscillato ma giovedì si è stabilizzato a 1.175 per dollaro, ben lontano dal limite inferiore di 1.400 fissato dalla banca centrale. Milei ha dichiarato di aspettarsi che il tasso tocchi presto quota 1.000.
Numerosi economisti sono stati attaccati da Milei. Martin Rapetti, che aveva anticipato un crollo del peso rispetto al dollaro, è stato definito dal presidente argentino un econo-swindler (un imbroglione dell’economia).
Anche il ministro dell'Economia Luis Caputo si è scagliato contro le previsioni errate, dichiarando che si sarebbe aspettato delle scuse da parte di analisti e giornalisti che avevano parlato di svalutazione.
La banca centrale ha scelto di non intervenire sul mercato per sostenere il peso, rispettando i termini dell'accordo da 20 miliardi di dollari siglato con il Fondo Monetario Internazionale.
Il FMI ha chiesto all’Argentina di non utilizzare le riserve valutarie per sostenere il peso, a meno che non tocchi 1.400 per dollaro. Milei ha ribadito che gli acquisti di dollari riprenderanno solo quando il peso raggiungerà quota 1.000 per dollaro, per rafforzare le riserve della banca centrale.
Gli analisti sostengono che il peso possa mantenere questo tasso di cambio nei mesi futuri, anche grazie all'afflusso stagionale di dollari derivante dal raccolto di soia argentino tra aprile e giugno.
Il tasso di interesse di riferimento al 29% rende inoltre attraente il cosiddetto carry trade, dove gli investitori prendono a prestito in dollari e acquistano pesos per investire nei mercati locali e incassare interessi elevati.
Milei ha poi ridotto drasticamente l’emissione di moneta da parte della banca centrale e riaffermato l'obiettivo di raggiungere un surplus di bilancio nel 2025, aumentando la fiducia dei mercati.
Il peso è stato controllato per oltre 5 anni: con la nuova dinamica, il mercato dovrà prendere le misure. Un peso forte disincentiva la vendita dei raccolti, ma Milei ha avvertito che lo sconto fiscale temporaneo sulle esportazioni scadrà a giugno, sollecitando vendite rapide.
Il tasso di cambio dovrebbe peggiorare con la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno. Di solito questo periodo, con l’avvicinarsi delle elezioni di metà mandato di ottobre, è caratterizzato da uno spostamento degli investitori verso il dollaro.
La settimana che verrà
Calendario Economico
La prossima settimana sarà segnata dalla pubblicazione del dato del PCE americano, importante indicatore per la Fed, e da una prima indicazione della crescita del PIL europeo, che dovrebbe aggirarsi attorno all’1% nel primo trimestre del 2025. La settimana sarà chiusa con i dati sul mercato del lavoro americano.
Ecco alcuni degli eventi più interessanti della prossima settimana:
Martedì 29/4
11.00 Economic sentiment EU (aprile): Nell'Area Euro, l'Economic sentiment indicator è una misura composita (media=100) che calcola il livello di fiducia di: produttori (40% dell'indice); fornitori di servizi (30%); consumatori (20%); dettaglianti (5%) e costruttori (5%). Gli analisti si aspettano un leggero calo dell’indice, da 95.2 di marzo, a 94.
16.00 JOLTS Job Openings US (marzo): Negli Stati Uniti, le offerte di lavoro si riferiscono a tutte le posizioni aperte (non occupate) l'ultimo giorno lavorativo del mese. Le posizioni aperte fanno parte del Job Openings and Labor Turnover Survey (JOLTS). L'indagine raccoglie dati da circa 16400 aziende non agricole, tra cui rivenditori e produttori, nonché enti governativi federali, statali e locali nei 50 Stati e nel Distretto di Columbia. Il JOLTS valuta la domanda di lavoro non soddisfatta nel mercato del lavoro statunitense e ha guadagnato attenzione nel 2014 come indicatore del mercato del lavoro preferito dalla presidente della Federal Reserve Janet Yellen.
Mercoledì 30/4
3.30 NBS Manufacturing PMI Cina (aprile): In Cina, l'indice dei responsabili degli acquisti del settore manifatturiero della NBS misura la performance del settore manifatturiero e deriva da un'indagine su un numero maggiore di aziende statali di grandi dimensioni. L'indice dei direttori degli acquisti del settore manifatturiero si basa su cinque indici individuali con le seguenti ponderazioni: Nuovi ordini (30 percento), Produzione (25 per cento), Occupazione (20 percento), Tempi di consegna dei fornitori (15 percento) e Scorte di articoli acquistati (10 percento), con l'indice dei Tempi di consegna invertito in modo da muoversi in una direzione analoga. Una lettura superiore a 50 indica un'espansione del settore manifatturiero rispetto al mese precedente; una lettura inferiore a 50 rappresenta una contrazione; mentre 50 indica nessuna variazione. L’indice per aprile è previsto a 50.
11.00 PIL EU Flash (Q1): Il PIL europeo è previsto in crescita dello 0.9% nel primo trimestre. Se il dato venisse confermato, si tratterebbe di un rallentamento rispetto al 1.2% registrato nel Q1 2024.
13.00 MBA Mortgage Applications (25 aprile): Negli Stati Uniti, il sondaggio settimanale sulle richieste di mutui MBA è una panoramica completa del mercato dei mutui a livello nazionale e copre tutti i tipi di operatori del settore, comprese le banche commerciali, gli istituti di credito e le società di mortgage banking. L'intero mercato è rappresentato dall'Indice di mercato, che copre tutte le richieste di mutuo presentate durante la settimana, sia per l'acquisto che per il rifinanziamento. L'indagine copre oltre il 75% di tutte le richieste di mutui residenziali al dettaglio negli Stati Uniti.
16.00 PCE USA (marzo): Negli Stati Uniti, l'Indice dei prezzi della spesa per consumi personali fornisce una misura dei prezzi pagati per l'acquisto di beni e servizi a livello nazionale. Mentre l'Indice dei prezzi al consumo presuppone un paniere fisso di beni e utilizza pesi di spesa che non cambiano nel tempo per diversi anni, l'Indice dei prezzi della spesa per consumi personali utilizza un indice a catena e si basa sui dati di spesa del periodo corrente e del periodo precedente (noto come Indice dei prezzi di Fisher). Gli economisti si aspettano un calo notevole del PCE per marzo, al 2.2%, molto vicino al target della Fed del 2%.
Giovedì 1/5
5.00 Decisione tassi d’interesse Bank of Japan: Le aspettative sulla BoJ sono che mantenga invariato il tasso ufficiale allo 0.5%.
14.30 US Initial Jobless Claims (26 aprile): Le richieste iniziali di disoccupazione hanno un grande impatto sui mercati finanziari perché, a differenza dei dati sulle richieste continuate che misurano il numero di persone che richiedono sussidi di disoccupazione, le richieste iniziali di disoccupazione misurano la disoccupazione nuova ed emergente.
16.00 ISM Manufacturing USA (aprile): Il rapporto ISM sul settore manifatturiero si basa sui dati raccolti dai responsabili degli acquisti e delle forniture a livello nazionale. Le risposte al sondaggio riflettono l'eventuale variazione del mese in corso rispetto al mese precedente. Per ciascuno degli indicatori misurati (nuovi ordini, ordini arretrati, nuovi ordini di esportazione, importazioni, produzione, consegne dei fornitori, scorte, scorte dei clienti, occupazione e prezzi), il rapporto mostra la percentuale di risposte, la differenza netta tra il numero di risposte in senso economico positivo e negativo e l'indice di diffusione. Una lettura del PMI superiore al 50% indica che l'economia manifatturiera è generalmente in espansione; una lettura inferiore al 50% indica che è generalmente in declino. L’indice è previsto in territorio di contrazione, a 47.2.
Venerdì 2/5
11.00 Tasso d’inflazione YoY Flash EU (aprile): Il dato flash sull’inflazione europea dovrebbe incontrare finalmente il target fissato dalla BCE del 2%, dato che non si vedeva da oltre due anni. Anche l’inflazione core è prevista in calo al 2.2%, consentendo alla BCE ampi margini di manovra.
14.30 Tasso di disoccupazione USA (aprile): Il tasso di disoccupazione negli Stati Uniti dovrebbe rimanere costante al 4.25, mentre sono previsti 140K nuovi non-farm payroll, in netto calo rispetto al dato di marzo.
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