L’Inflazione statunitense continua ad essere inferiore alle aspettative
Ecco tutte le novità sui mercati finanziari della settimana.
Le notizie principali
Nonostante un mercato del lavoro sano e una prima distensione dei rapporti commerciali con la Cina, negli Stati Uniti calano le vendite al dettaglio core e peggiora il sentiment dei consumatori.
Mentre i dazi entrano in vigore, l’inflazione di aprile rimane al di sotto delle aspettative, grazie alla riduzione del prezzo degli alimenti.
Un nuovo piano sembra stuzzicare la mente di Donald Trump: invece di fare accordi con 150 singoli stati, verranno imposte tariffe unilaterali, senza possibilità di trattativa.
La Danimarca prenderà un anno di tempo per valutare l’abolizione della produzione di energia nucleare nel paese, in vigore da metà anni ‘80. Le nuove valutazione emergono a seguito del blackout spagnolo.
La settimana passata
I recenti accordi commerciali e le distensioni con la Cina hanno spinto i mercati durante la settimana. Il NASDAQ è salito del +7.2%, mentre l’S&P500 ha seguito con un +5.3% e dal Dow Jones al +3.4%. Il petrolio è tornato a salire ma rimane al di sotto dei 62$ al barile.
Ad aprile, le vendite al dettaglio negli Stati Uniti sono aumentate dello 0.1%, un dato positivo ma al di sotto delle attese dello +0.3%. A compensare, la crescita di marzo è stata rivista al rialzo dal 1.4% all’1.7%.
Il dato “core”, che esclude componenti volatili come carburante, auto e materiali edili, ha segnato un calo dello 0.2%, segnalando un indebolimento della domanda interna.
Sul fronte del lavoro, le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione si sono attestate a 229.000, in linea con le attese e coerenti con le ultime settimane. Anche le richieste continuative sono rimaste sostanzialmente stabili.
Sono preoccupanti i dati che provengono dai consumatori. L’indice di fiducia dei consumatori dell’Università del Michigan è sceso drasticamente negli ultimi mesi: da gennaio, la fiducia è crollata del 30%, toccando ora quota 50.8, il livello più basso da giugno 2022.
La fragilità della fiducia dei consumatori aiuta a spiegare, almeno parzialmente, il rallentamento della spesa: alcuni consumatori potrebbero aver anticipato gli acquisti per evitare rincari legati ai dazi, altri potrebbero semplicemente aver ridotto la propensione al consumo.
In prospettiva, però, la crescita annua delle vendite al dettaglio resta solida, con un +5.1% rispetto allo scorso anno.
Resta da capire se e come l’incertezza legata alle politiche commerciali influenzerà i dati “hard”, come produzione e occupazione. Molte aziende potrebbero aver anticipato gli ordini per evitare i dazi o deciso di assorbire parte dei costi per restare competitive.
L’Inflazione statunitense continua ad essere inferiore alle aspettative
Ad aprile l’inflazione statunitense ha rallentato, attestandosi al 2.3% su base annua, risultando inferiore alle aspettative del 2.4%, un dato incoraggiante perché ricavato durante il mese in cui Donald Trump ha reintrodotto i dazi su una serie di beni importati.
Dopo la pubblicazione, il presidente non ha perso occasione per tornare a sollecitare pubblicamente la Federal Reserve a ridurre i tassi d’interesse.
Su base mensile i prezzi al consumo hanno registrato un incremento dello 0.2%, ribaltando il calo dello 0.1% osservato nel mese precedente.
Gli analisti sostengono che il rallentamento dell’inflazione è dovuto in parte al calo dei prezzi nei settori dei servizi, come trasporti aerei, alberghi e intrattenimento. Il comparto alimentare è calato del -0.4%, spinto da un deciso ribasso delle uova (-12.7%).
Nonostante i primi risultati siano positivi, gli economisti avvertono che gli effetti dei nuovi dazi imposti da Trump potrebbero farsi sentire nei prossimi mesi. L’inflazione core, che esclude cibo ed energia, è rimasta invariata al 2.8%.
Un rapporto pubblicato dallo Yale Budget Lab ha stimato che, a causa dei dazi, la spesa media annua per consumatore aumenterà di circa 2.800 dollari nel 2025 rispetto al 2024.
La Federal Reserve tornerà a riunirsi durante la sessione di giugno. Se i mercati si aspettano due tagli entro la fine dell’anno, con una possibilità marginale di un terzo, Trump, da sempre critico verso l’attuale presidente della Fed, ha intensificato le pressioni.
Sui social, ha scritto: “Non c’è inflazione! Benzina, energia e alimentari stanno calando. La FED deve abbassare i tassi, come hanno fatto Europa e Cina. Cos’altro aspetta ‘Too Late Powell’? Lasciate che l’economia fiorisca!”.
Va ricordato che il riferimento principale della Fed per la politica monetaria non è il CPI, bensì l’indice PCE (Personal Consumption Expenditures), che a marzo era sceso al 2.3%, rimanendo comunque al di sopra del target del 2%.
L’ultima trovata di Donald Trump
Durante un incontro con rappresentanti del mondo imprenditoriale negli Emirati Arabi Uniti, Donald Trump ha lanciato un nuovo messaggio forte alla comunità internazionale: gli Stati Uniti potrebbero applicare tariffe commerciali unilaterali a numerosi partner commerciali, bypassando completamente la logica degli accordi multilaterali.
Donald Trump ha dichiarato che nuove misure tariffarie saranno introdotte nel giro di due o tre settimane, e che il Tesoro, insieme al Dipartimento del Commercio, “invierà comunicazioni ai partner per informarli di quanto dovranno pagare per fare affari negli Stati Uniti”.
Secondo Trump: “Ci sono 150 paesi che vogliono sedersi a un tavolo con noi, ma è semplicemente impossibile incontrare tutti. Agiremo direttamente.”
Tra le novità più recenti sul tema tariffe c'è l'accordo raggiunto con il Regno Unito di cui abbiamo parlato nella scorsa newsletter, oltre a una dichiarazione congiunta con la Cina per abbassare alcune barriere tariffarie.
Altre trattative al momento avviate sono con l’Unione Europea, il Giappone, l’India e altri Paesi chiave.
Trump è andato in visita negli Emirati Arabi Uniti a caccia di investitori locali. Gli Emirati, da tempo alleati economici e militari degli USA, sono al centro delle nuove rotte commerciali tra Asia e Occidente, oltre a essere protagonisti nelle transizioni energetiche.
La Danimarca valuta di aprirsi al nucleare
Per la prima volta dopo oltre quattro decenni, la Danimarca torna a discutere concretamente di energia nucleare e lo fa in risposta alle crescenti domande sulla sicurezza energetica nazionale.
Il governo di Copenaghen, ha annunciato l’intenzione di dedicare un intero anno allo studio delle opportunità e dei rischi legati a un possibile ritorno al nucleare civile.
Si tratta di una scelta non banale per un paese che ha puntato molto sull’eolico offshore, al punto da diventare un modello europeo e internazionale nella produzione di elettricità da fonti rinnovabili.
Il blackout che ha coinvolto Spagna e Portogallo il mese scorso ha riportato l’attenzione sulla fragilità dei sistemi energetici nazionali, in particolari da quelli alimentati prevalentemente da energie rinnovabili, quindi per loro natura intermittenti.
Il ministro per il Clima e l’Energia, Lars Aagaard, ha spiegato che l’attenzione del governo si concentrerà in particolare sulle nuove tecnologie, come i reattori modulari di piccola taglia (SMR), considerati più flessibili e veloci da costruire rispetto alle centrali tradizionali.
L’idea è di integrare il nucleare con le fonti rinnovabili. Tuttavia, Aagaard ha precisato che la valutazione non potrà basarsi solo sul potenziale tecnologico, ma dovrà tenere conto anche degli impatti sociali, ambientali ed economici per il Paese.
In Parlamento, la proposta è appoggiata dai partiti di opposizione conservatori, che hanno chiesto un confronto ufficiale con il governo. Uno dei sostenitori più importanti è l’ex premier ed ex segretario generale della NATO, Anders Fogh Rasmussen, per il quale è “assurdo” escludere il nucleare dal mix energetico.
Il tema sta attirando anche capitali privati. Joachim Ante, miliardario danese e fondatore della società Unity, ha annunciato un fondo da 350 milioni di euro a supporto dell’industria nucleare avanzata, con investimenti già avviati in startup nordiche come la svedese Blykalla e la finlandese Steady Energy Oy.
L’ipotesi di ritorno al nucleare della danimarca non è scontata. Resta irrisolta la questione di dove costruire eventuali nuovi impianti e come gestire le scorie radioattive. Il Paese ha avuto un reattore di ricerca nei pressi di Copenaghen fino al 2001, e solo nel 2018 è stata fissata al 2073 la data per il completamento di un sito definitivo di stoccaggio.
Un altro tema è quello dei costi. I grandi impianti costruiti negli ultimi anni in Francia, Regno Unito e Finlandia hanno accumulato anni di ritardo e superato di gran lunga i budget iniziali. Un caso eclatante è quello di Olkiluoto 3 in Finlandia, operativo solo dal 2023 dopo 14 anni di slittamenti, ma soprattutto con un costo di quattro volte superiore al preventivato.
La settimana che verrà
Calendario Economico
La prossima settimana sarà priva di eventi rilevanti. Lunedì verranno pubblicati i dati finali dell’inflazione europea, che ci si aspetta in linea con le ultime letture.
Ecco alcuni degli eventi più interessanti della prossima settimana:
Lunedì 19/5
11.00 Tasso d’inflazione YoY finale EU (aprile): Il tasso d’inflazione finale europeo è stimato al 2.2% in linea con marzo, mentre il tasso core dovrebbe risalire al 2.7%
Mercoledì 21/5
13.00 MBA Mortgage Applications (16 maggio): Negli Stati Uniti, il sondaggio settimanale sulle richieste di mutui MBA è una panoramica completa del mercato dei mutui a livello nazionale e copre tutti i tipi di operatori del settore, comprese le banche commerciali, gli istituti di credito e le società di mortgage banking. L'intero mercato è rappresentato dall'Indice di mercato, che copre tutte le richieste di mutuo presentate durante la settimana, sia per l'acquisto che per il rifinanziamento. L'indagine copre oltre il 75% di tutte le richieste di mutui residenziali al dettaglio negli Stati Uniti.
Giovedì 22/5
14.30 US Initial Jobless Claims (10 maggio): Le richieste iniziali di disoccupazione hanno un grande impatto sui mercati finanziari perché, a differenza dei dati sulle richieste continuate che misurano il numero di persone che richiedono sussidi di disoccupazione, le richieste iniziali di disoccupazione misurano la disoccupazione nuova ed emergente.
16.00 Vendite di case esistenti YoY USA (aprile): Negli Stati Uniti, le vendite di case esistenti (Existing Home Sales) vengono registrate al momento del closing del mutuo. La chiusura del mutuo avviene generalmente 30-60 giorni dopo la firma del contratto di vendita. Il dato comprende abitazioni unifamiliari, condomini e cooperative abitative (co-ops). Il numero di unità esistenti è in calo a 3.9M.
Venerdì 23/5
16.00 Vendita di nuove case USA (aprile): La vendita di una casa nuova avviene al momento della firma del contratto di vendita o dell’accettazione di un deposito. L’immobile può trovarsi in qualsiasi fase di costruzione: non ancora iniziata, in corso d’opera o già completata. Le vendite di case nuove rappresentano circa il 10% del mercato immobiliare statunitense. Le vendite di nuove abitazioni unifamiliari sono estremamente volatili su base mensile e i dati preliminari sono spesso soggetti a rilevanti revisioni, poiché si basano principalmente sulle autorizzazioni edilizie.
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