L’inflazione in Europa non esiste più
Ecco tutte le novità sui mercati finanziari della settimana.
Le notizie principali
L’inflazione in Europa ha smesso di essere un problema, la recessione imminente potrebbe rallentarla ancora di più.
Stati Uniti e Europa hanno andamenti divergenti dal punto di vista economico e il ritardo europeo sarà difficile da recuperare.
La Fed ha sospeso ancora gli aumenti dei tassi, segnando la fine della politica monetaria restrittiva.
In Europa le condizioni del mercato del lavoro peggiorano e cominciano a preoccupare, mentre l’America continua ad andare bene.
La settimana passata
La settimana appena conclusa è stata una delle migliori degli ultimi mesi per i principali listini americani. Il NASDAQ ha registrato una crescita del +6,6% seguito dal S&P500 al +5,9% e dal Dow Jones al 5,1%. Il petrolio di contro è sceso di oltre il 5% tornando intorno agli 80$ al barile.
Le motivazioni che hanno portato un tale risultato si possono riassumere in tre punti:
La Fed ha annunciato un'altra pausa nel rialzo dei tassi, con la convinzione che gli aumenti futuri, qualora ci fossero, dipenderanno ormai solo dai dati economici.
Sono stati rilasciati ulteriori dati che offrono prove del fatto che l'economia si sta raffreddando abbastanza da far scendere l'inflazione, ma non così tanto da rendere imminente o inevitabile una flessione materiale.
La nuova stagione degli utili si è aperta con risultati in genere migliori di quanto ci si aspettava.
Possiamo identificare alcuni eventi che potrebbero permettere al mercato di continuare questo rally. Il primo sicuramente è l’andamento dei tassi nei treasury a 10 anni. Nelle recenti settimane avevano toccato il 5% per poi tornare indietro e fermarsi al 4,6%. Se dovessero riprendere a salire, potrebbero portare ad una nuova correzione del mercato.
Un altro elemento importante saranno le prossime mosse della Fed. Qualora quest’ultima dovesse interrompere gli aumenti per la fine dell’anno, come sembra, le azioni potrebbero tornare a salire con forza, come successo negli ultimi 20 anni.
Infine, l’ultimo punto importante perché i mercati possano godere di una forte ripresa è il mercato del lavoro. Come parleremo più avanti nella newsletter, i dati rilasciati sono positivi e vanno nella direzione preferita dagli investitori, con nuovi posti di lavoro aggiunti ma anche con una moderazione dei salari.
L’inflazione in Europa non esiste più
Gli ultimi resoconti sull’inflazione in Europa di questa settimana sono stati estremamente positivi. L’inflazione è scesa sotto il 3%, raggiungendo il 2,9% contro le stime del 3,1%. Secondo Eurostat, l'agenzia di statistica dell'UE, il calo dell'inflazione è stato determinato principalmente dalla diminuzione dei prezzi dell'energia e dei prodotti alimentari.
La scorsa settimana la BCE ha mantenuto il tasso di deposito di riferimento al 4%, ponendo fine a una serie senza precedenti di 10 aumenti consecutivi. Non sappiamo con certezza se la BCE abbia finito di aumentare i tassi, ma i dati fanno propendere per questa ipotesi.
Allo stesso tempo, la guerra che si sta consumando in Palestina probabilmente porterà il prezzo dell’energia a salire nuovamente nei prossimi mesi. Quindi difficilmente assisteremo ad un calo a questa velocità anche per Novembre e Dicembre.
Tuttavia l’inflazione core, quella depurata dal prezzo dell’energia e del cibo, continua a calare, passando dal 4,5% al 4,2%.
La discesa dell’inflazione è stata supportata da un rallentamento generale dell’economia europea. Le previsioni di crescita del PIL nel terzo trimestre sono di appena +0,1%, minori rispetto alle aspettative del +0,2%.
Perché gli Stati Uniti e l’Unione Europea hanno andatamenti divergenti?
Il prodotto interno lordo degli Stati uniti è cresciuto del 4,9% durante il terzo trimestre, dopo una crescita superiore al 2% nel secondo trimestre. Di contro, l’Unione Europea crescerà di appena lo 0,1% nel terzo trimestre. Due risultati profondamente diversi tra loro.
Qualcuno potrebbe dire: “dopotutto gli USA sono sempre cresciuti di più dell’UE, perché tutto questo stupore?”
Perché questa affermazione è inesatta.
La crescita superiore registrata dagli Stati Uniti negli ultimi 20 anni è dovuta alla crescita della popolazione. Dal grafico qui sotto si vede bene come il PIL pro-capite sia cresciuto sostanzialmente allo stesso tasso. Il PIL pro capite dell'UE si è aggirato intorno al 70-73% di quello degli Stati Uniti per tutto il periodo.
Dopo la pandemia, c’è stato un forte scostamento. Entrambe si sono riprese meglio di quanto ci si aspettasse, ma gli Stati Uniti molto più dell'UE. Gli Stati Uniti hanno superato il picco pre-pandemia all'inizio del 2021, mezzo anno prima dell'UE.
Come si spiega questa differenza? Guardando alla politica monetaria, non notiamo grande differenza tra il comportamento delle due banche centrali. A differire è stata la politica fiscale, che negli Stati Uniti ha permesso di mantenere forte il potere dei consumatori e gli investimenti.
Il governo americano si è concentrato sui sussidi di disoccupazione, che sono stati molto generosi ma limitati nel tempo, per coloro che hanno perso il lavoro, piuttosto che sul sostegno salariale per coloro che lo hanno mantenuto ma sono stati temporaneamente licenziati.
Come già riportato nelle precedenti newsletter, in cui ci siamo concentrati sulla crescita dei salari orari, negli Stati Uniti questi ultimi hanno subito un incremento sostenuto nel tempo, che ha riguardato sia i lavoratori low skills che quelli high skills.
Tutto ciò ha contribuito alla crescita del potere d’acquisto dei consumatori, i quali hanno accumulato più denaro rispetto ai loro corrispettivi europei, investendo il surplus in asset che si sono rivalutati (testimonianza la crescita dell’immobiliare).
Quanto analizzato ha portato a eleggere l’America come vincitore di questo round e supponiamo che il vantaggio accumulato non si esaurirà in poco tempo, bensì saranno necessari diversi anni per tornare alla convergenza.
La Fed attende e non alza i tassi
Le borse occidentali hanno rimbalzato con forza giovedì, poche ore dopo la notizia che la Fed avrebbe mantenuto i tassi fissi, optando per un approccio più conservativo di quello dimostrato negli ultimi mesi.
Dopo 11 aumenti dal Marzo 2022, il tasso di riferimento è ora compreso tra il 5,25% e il 5,5%. Tuttavia, al momento le borse scommettono per un ulteriore aumento di 25 punti base per Dicembre, rafforzate nelle loro convinzioni dalle parole di Jerome Powell, presidente della Fed.
"Siamo impegnati a raggiungere un orientamento di politica monetaria sufficientemente restrittivo da far scendere l'inflazione al 2% nel tempo e non siamo ancora sicuri di aver raggiunto tale orientamento".
I dati che ogni settimana vengono pubblicati ci mostrano una situazione piuttosto positiva per l’economia americana. Questi dati hanno permesso alla Fed di spingersi fino a questo punto con gli aumenti, ma sono anche il vincolo che impedisce alla Fed di tagliare i tassi.
Il rendimento del Tesoro a due anni, che si muove in base alle aspettative sui tassi di interesse, è sceso al 4,94%, il livello più basso in tre settimane. Il rendimento a 10 anni, che si muove in base alle aspettative di crescita e inflazione, ha toccato il livello più basso in due settimane, al 4,76%.
I dati sulla disoccupazione in Europa e negli Stati Uniti
Venerdì sono stati rilasciati insieme all’indice di disoccupazione americano di Ottobre anche quello europeo di Settembre, che è stato più alto delle aspettative, suscitando preoccupazione.
La disoccupazione nell'Eurozona è aumentata salendo inaspettatamente al 6,5%, contro le predizioni che proiettavano un 6,4%. La causa di questo peggioramento è da ricercare nelle sempre più complesse condizioni in cui versa l’economia continentale.
Il numero di disoccupati è aumentato di 69.000 unità a Settembre rispetto al mese precedente, portando il totale dei cittadini europei disoccupati a più di 11 milioni.
La BCE ha previsto che il prossimo anno la disoccupazione nell'eurozona salirà al 6,7%, poiché le scarse prospettive di crescita costringeranno i datori di lavoro a tagliare posti di lavoro.
Negli Stati Uniti i dati sono stati positivi. Il mese scorso sono stati aggiunti 150.000 nuovi posti di lavoro, meno delle previsioni e appena la metà del dato rivisto di Settembre (297.000). Gli economisti avevano previsto un totale di 180.000 nuovi posti di lavoro per Ottobre.
Secondo i dati del Bureau of Labor Statistics, il tasso di disoccupazione statunitense è salito al 3,9% in Ottobre, dal 3,8% di Settembre. La retribuzione media è aumentata dello 0,2%, con un leggero rallentamento rispetto all'aumento dello 0,3% del mese precedente.
L’unione tra l’aumento dei posti di lavoro creati e la riduzione del tasso di crescita dei salari è la combinazione ideale per il mercato.
La settimana che verrà
Dopo una settimana ricca di eventi come quella della settimana scorsa, ci aspetta una settimana molto tranquilla senza nessun evento rilevante.
Per quanto riguarda le trimestrali più interessanti, consigliamo di tenere d’occhio:
Lunedì: Realty Income, Vertex, Matterport, BioNTech
Martedì: Uber, Celsius, Rivian, Upstart, Lucid
Mercoledì: Biogen, AMC, Disney, Affirm, Beyond Meat
Giovedì: Novavax, Fiverr, Wix.com,
Calendario Economico
Ecco alcuni degli eventi più interessanti della prossima settimana:
Mercoledì 8/11
13.00 MBA Mortgage Applications (3 Novembre): Negli Stati Uniti, il sondaggio settimanale sulle richieste di mutui MBA è una panoramica completa del mercato dei mutui a livello nazionale e copre tutti i tipi di operatori del settore, comprese le banche commerciali, gli istituti di credito e le società di mortgage banking. L'intero mercato è rappresentato dall'Indice di mercato, che copre tutte le richieste di mutuo presentate durante la settimana, sia per l'acquisto che per il rifinanziamento. L'indagine copre oltre il 75% di tutte le richieste di mutui residenziali al dettaglio negli Stati Uniti.
Giovedì 9/11
14.30 US Initial Jobless Claims (4 Novembre): Le richieste iniziali di disoccupazione hanno un grande impatto sui mercati finanziari perché, a differenza dei dati sulle richieste continuate che misurano il numero di persone che richiedono sussidi di disoccupazione, le richieste iniziali di disoccupazione misurano la disoccupazione nuova ed emergente. Le nuove richieste di disoccupazione sono state in calo per diversi mesi a dimostrazione di un mercato del lavoro estremamente forte dove la domanda superava l’offerta. Un mercato di questo tipo spinge i salari verso l’alto aumentando notevolmente l’inflazione. Ad oggi gli effetti degli aumenti dei tassi non si vedono ancora in modo marcato nel mercato del lavoro (con un tasso di disoccupazione molto basso) perché le initial jobless claims restano sotto le 300 K unità.
Venerdì 3/11
16.00 Michigan consumer sentiment prel (Novembre): L'Indice delle aspettative dei consumatori si concentra su tre aree: come i consumatori considerano le prospettive della propria situazione finanziaria, come considerano le prospettive dell'economia generale nel breve periodo e come considerano le prospettive dell'economia nel lungo periodo. Ogni indagine mensile contiene circa 50 domande di base, ognuna delle quali analizza un aspetto diverso degli atteggiamenti e delle aspettative dei consumatori. I campioni per le indagini sui consumatori sono statisticamente progettati per essere rappresentativi di tutte le famiglie americane, escluse quelle dell'Alaska e delle Hawaii.
Gli analisti si aspettano un miglioramento dell’indice, che nel mese di Novembre potrebbe guadagnare un punto passando dal 63,8 a 65.
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