L’inflazione cresce ma non preoccupa gli analisti
Ecco tutte le novità sui mercati finanziari della settimana.
Le notizie principali
Molte somiglianze con il periodo tra il 1994-1996 mettono in guardia sul futuro dei mercati.
Sono stati pubblicati gli ultimi dati sul PCE americano che restano in linea con le aspettative degli analisti.
Nel 2023 si è assistito al periodo più complesso nella filiera dei farmaci generici, con gravi problemi di supply chain che colpiscono tutta l’Europa.
L’Islanda, in controtendenza rispetto al resto del mondo finanziario, decide di limitare i miner di Bitcoin in favore del mais.
La settimana passata
I risultati dei principali indici azionari americani sono stati misti, con il NASDAQ che scende del -0,3%, il Dow Jones che sale del +0,8% e l’S&P500 che guadagna un modesto +0,4%. Il petrolio continua a salire, superando quota 83$ al barile e generando non poche preoccupazioni sul fronte inflazione.
La situazione macroeconomica odierna ricorda da vicino gli anni del 1994-1996, subito precedenti alla bolla delle dot.com.
Numerose sono le somiglianze a partire dall’aumento dei tassi di quegli anni. Alan Greenspan raddoppiò i tassi di interesse dal 3% al 6% in poco più di un anno, tra il 1994 e il 1995. L’economia rallentò per un paio di trimestri con una crescita inferiore al trend, ma senza andare in recessione, e l’inflazione rimase tra il 2,5% e il 3%.
Successivamente, nel 1995 la Fed allentò la politica monetaria tagliando i tassi tre volte, proprio come stimato possa succedere quest’anno, dando il via ad una risalita dei mercati senza precedenti.
Un’altra similitudine degna di nota è la crescita della produttività del lavoro, che negli anni ‘90 passò dal 0,7% nel 1994 al 2% nel 1996 e al 3,3% nel 1998, grazie alla globalizzazione e alla nascita di internet. Anche negli ultimi mesi si è assistito ad un aumento considerevole della produttività, con l’AI che ha preso il posto di internet come nuovo fenomeno del momento.
Infine poniamo un accento sull’ultimo aspetto, mettendo in guardia per il futuro. Le facili condizioni finanziarie del 1995 dovute al taglio dei tassi hanno incoraggiato la speculazione che si è conclusa con lo scoppio della bolla tecnologica nel 2000.
Allora erano stati quattro, i titoli tecnologici, chiamati i Quattro Cavalieri (Microsoft, Intel, Cisco, Dell) a guidare l'euforia per i titoli legati a Internet. la bolla scoppiò con l’aumento dei tassi da parte della Fed nel 1999 e nel 2000.
Oggi sono sette i titoli a grande capitalizzazione che guidano il mercato e sono noti come i Magnifici 7 (NVIDIA, Microsoft, Alphabet, Amazon, Meta, Apple, Tesla) tutti legati in un modo o nell’altro all’intelligenza artificiale.
La grande differenza rispetto a 30 anni fa risiede nei fondamentali economici che possono giustificare la crescita dei prezzi azionari, ma il rischio di cadere in una nuova bolla è sempre dietro l’angolo.
L’inflazione cresce ma non preoccupa gli analisti
Venerdì sono stati pubblicati i dati di Febbraio del PCE, l’indicatore preferito dalla Fed. Il tasso di inflazione negli USA si è posizionato al 2,5%, in linea con le previsioni e in leggero aumento rispetto al 2,4% di Gennaio.
L'indice core ha evidenziato una leggera diminuzione al 2,8% dal precedente 2,9% di gennaio, mese in cui c’è stata una revisione al rialzo, con una crescita dei prezzi superiore alle attese iniziali.
L'aumento dei costi energetici ha contribuito a far salire la lettura principale, con un incremento del 2,3%. L'indice alimentare è aumentato dello 0,1%.
Se i prezzi dei beni sono aumentati del 0,5% rispetto allo scorso mese, configurandosi come il driver principale dell’inflazione in questo mese, i servizi sono aumentati del 0,3%. Questo va in controtendenza rispetto agli ultimi 11 mesi: i servizi sono infatti aumentati del 3,8% rispetto allo stesso mese nello scorso anno, mentre i beni sono scesi dello 0,2% anno su anno.
Altre pressioni al rialzo sono arrivate dai servizi di viaggio internazionali, dal trasporto aereo e dai servizi finanziari e assicurativi. Per quanto riguarda i beni, la categoria dei veicoli a motore e delle parti di ricambio è stata quella che ha contribuito maggiormente.
La Fed anticipa una possibile diminuzione dei tassi di interesse di 0,75 punti percentuali entro l'anno, un calo notevole rispetto ai livelli massimi degli ultimi 23 anni, tra il 5,25% e il 5,5%.
L'avanzamento verso la diminuzione dei tassi potrebbe essere rallentato da un potenziale rialzo dei costi energetici. L'incremento recente del prezzo della benzina che si sta registrando da mesi, potrebbe diventare un grave ostacolo.
Anche gli eventi recenti, come gli incidenti nei canali di Panama e di Suez e il crollo del ponte a Baltimora (con il possibile risarcimento più alto della storia per il trasporto marittimo), hanno acceso i riflettori sui rischi di aumento dei prezzi delle merci.
Perché finiscono le medicine
Negli ultimi 10 anni si è assistito ad una carenza di farmaci generici, come quella del metotrexato, che ha raggiunto livelli record in tutti i Paesi europei e l'anno scorso ha toccato un picco di 10 anni negli Stati Uniti.
Le grandi aziende farmaceutiche si concentrano sullo sviluppo di farmaci innovativi da vendere sotto brevetto, molto più remunerativi da produrre e vendere. Tuttavia il 91% dei farmaci prescritti negli Stati Uniti e il 70% in Europa sono generici e biosimilari, farmaci fuori brevetto più complessi.
Il loro ruolo è fondamentale nell’assistenza sanitaria ma i problemi di produzione, la debolezza delle catene di approvvigionamento e i prezzi bassi hanno creato un "mercato spezzato" per questi farmaci, che li rende poco attraenti da produrre e vulnerabili agli shock di approvvigionamento, ai difetti di qualità o alle impennate della domanda.
Il sistema si muove su principi produttivi “just in time” ovvero la produzione avviene dopo aver ricevuto l’ordine. Tuttavia, gli alti standard qualitativi richiesti possono causare dei colli di bottiglia.
Per i pazienti, la carenza di farmaci comporta un trattamento meno efficace, con ritardi nel trattamento, complicazioni della malattia e persino rischio di morte.
Nei Paesi più ricchi, i sistemi sanitari sono più in grado di adattarsi alle carenze, utilizzando trattamenti alternativi, che tuttavia spesso comportano dei risultati peggiori.
Ad esempio, il paclitaxel, uno dei farmaci più importanti per il trattamento del tumore al seno era in esaurimento in Italia, ed esistono poche alternative valide al farmaco.
Per le fasi di produzione, il mondo si affida in larga misura alle fabbriche indiane e cinesi, che forniscono la giusta combinazione tra basso costo di produzione e competenze elevate.
I produttori indiani e cinesi possiedono oltre la metà dei certificati di qualità necessari per gli API dei farmaci da utilizzare in Europa e il 48% dei certificati per quelli utilizzati nei principali farmaci oncologici. Gli API non sono altro che ingredienti farmaceutici attivi ottenuti attraverso la lavorazione, la raffinazione e la purificazione di composti chimici.
Un esempio del rischio di delocalizzare questi processi è stata la prolungata carenza di antibiotici in Europa nel 2022, causata in parte delle restrizioni zero-Covid in Cina.
Attualmente, i produttori sono poco incentivati a non rifornirsi da fabbriche asiatiche a basso costo utilizzando meccanismi di fornitura just-in-time. Per trasferire la produzione, i sistemi sanitari dovranno in ultima analisi pagare di più per i loro farmaci ricaricando il sovra costo sui contribuenti.
L’islanda punta a piantare più mais e a raccogliere meno Bitcoin
Nella settimana in cui Sam Bankman Fried ha ricevuto una condanna a 25 anni di prigione per il fallimento di FTX e il Bitcoin è stabilmente sopra i 70.000 dollari, dalla piccola Islanda si assiste ad un movimento contrario.
Per alcuni paesi, come San Salvador e la Repubblica Centrafricana, Bitcoin rappresenta un importante strumento economico. Per l’Islanda, il consumo di energia per la sua estrazione è invece una minaccia.
L’islanda è una terra difficile da coltivare con ghiacciai che coprono gran parte del Paese. Dalla parte diametralmente opposta troviamo i miner di Bitcoin, che hanno trasformato l’isola in un paradiso per i data center, utilizzando molta dell’energia rinnovabile prodotta dal paese.
Il primo ministro Katrín Jakobsdóttir ha dichiarato che "Bitcoin e criptovalute, che utilizzano molta della nostra energia, non fanno parte di questa missione". L'Islanda pianifica quindi di dare priorità alla sicurezza alimentare rispetto al guadagno finanziario, piantando mais e limitando i miner di bitcoin, nell’ottica di riuscire a raggiungere una maggiore indipendenza dalle importazioni. L’idea è quindi quella di ridurre i consumi dei miner e impiegare maggiore energia nelle industrie alimentari, in conformità con il piano del governo.
L'energia idroelettrica, abbondante e a buon mercato, ha attirato nel territorio artico i centri dati ad alta intensità energetica e i miner di bitcoin. Sono talmente tanti che da soli consumano 120 MW di elettricità, più delle famiglie di tutto il Paese, 375.000 persone.
Ma la carenza di elettricità durante l'inverno ha costretto gli impianti di lavorazione del pesce islandesi a ricorrere a generatori di petrolio e diesel per il loro fabbisogno energetico, una situazione inaccettabile per il governo.
L'Islanda, dove la scarsa luce del giorno e le temperature rigide rendono difficile la coltivazione, sta introducendo nuovi finanziamenti per le aziende agricole e sta avviando una produzione di mais più sistematica.
L'Islanda produce la maggior parte dei prodotti animali che consuma, ma solo l'1% dei cereali e il 43% delle verdure. Secondo la Banca Mondiale, solo un quinto del territorio nazionale è utilizzato per la produzione agricola.
La settimana che verrà
Durante la prossima settimana verranno pubblicati i dati dell’ISM sia manifatturiero che dei servizi. Mentre il settore manifatturiero, con tutta probabilità continuerà a contrarsi, il settore dei servizi continuerà la sua leggera espansione.
Venerdì saranno pubblicati i dati sul mercato del lavoro negli Stati Uniti mentre mercoledì verranno rilasciati i dati flash dell’inflazione nell'Eurozona.
Calendario Economico
Ecco alcuni degli eventi più interessanti della prossima settimana:
Lunedì 1/4
15.00 ISM Manufacturing PMI (Marzo): Il rapporto ISM sul settore manifatturiero si basa sui dati raccolti dai responsabili degli acquisti e delle forniture a livello nazionale. Le risposte al sondaggio riflettono l'eventuale variazione del mese in corso rispetto al mese precedente. Una lettura del PMI superiore a 50 indica che l'economia manifatturiera è generalmente in espansione; una lettura inferiore al 50 indica che è generalmente in declino.
Il settore manifatturiero è in contrazione da più di 12 mesi. Per Marzo gli analisti si aspettano una crescita a 48,5 dal 47,8 di Febbraio, tuttavia sempre in territorio di contrazione.
Mercoledì 3/4
10.00 Inflazione EU Flash (Marzo): Gli analisti si aspettano un primo dato dell’inflazione di marzo in crescita del 2,6% anno su anno, in linea con Febbraio. Tuttavia il dato core dovrebbe crescere più lentamente, aumentando del 3% anno su anno, in calo dal 3,1% di Febbraio.
13.00 MBA Mortgage Applications (29 Marzo): Negli Stati Uniti, il sondaggio settimanale sulle richieste di mutui MBA è una panoramica completa del mercato dei mutui a livello nazionale e copre tutti i tipi di operatori del settore, comprese le banche commerciali, gli istituti di credito e le società di mortgage banking. L'intero mercato è rappresentato dall'Indice di mercato, che copre tutte le richieste di mutuo presentate durante la settimana, sia per l'acquisto che per il rifinanziamento. L'indagine copre oltre il 75% di tutte le richieste di mutui residenziali al dettaglio negli Stati Uniti.
15.00 ISM Services PMI (Marzo): Il Report On Business® dell'ISM non manifatturiero si basa sui dati raccolti dai responsabili degli acquisti e delle forniture a livello nazionale. Le risposte al sondaggio riflettono l'eventuale variazione del mese in corso rispetto al mese precedente. Per ciascuno degli indicatori misurati (attività commerciale, nuovi ordini, arretrati di ordini, nuovi ordini di esportazione, variazione delle scorte, sentiment sulle scorte, importazioni, prezzi, occupazione e consegne ai fornitori), il rapporto mostra la percentuale che riporta ciascuna risposta e l'indice di diffusione. Una lettura dell'indice superiore al 50% indica che l'economia non manifatturiera in quell'indice è generalmente in espansione; una lettura inferiore al 50% indica che è generalmente in calo. Gli ordini ai produttori di servizi rappresentano circa il 90% dell'economia statunitense e sono previsti a 52,5 per Marzo, in leggero calo rispetto al mese di Febbraio
Giovedì 4/4
13.30 US Initial Jobless Claims (30 Marzo): Le richieste iniziali di disoccupazione hanno un grande impatto sui mercati finanziari perché, a differenza dei dati sulle richieste continuate che misurano il numero di persone che richiedono sussidi di disoccupazione, le richieste iniziali di disoccupazione misurano la disoccupazione nuova ed emergente. Le nuove richieste di disoccupazione sono state in calo per diversi mesi a dimostrazione di un mercato del lavoro estremamente forte dove la domanda superava l’offerta. Un mercato di questo tipo spinge i salari verso l’alto aumentando notevolmente l’inflazione. Ad oggi gli effetti degli aumenti dei tassi non si vedono ancora in modo marcato nel mercato del lavoro (con un tasso di disoccupazione molto basso) perché le initial jobless claims restano sotto le 300 K unità.
Venerdì 5/4
13.30 Dati sul lavoro USA (Marzo): Gli analisti si aspettano un tasso di disoccupazione costante al 3,9% mentre sono previste 198K nuove buste paga, un diminuzione sensibile rispetto alle 275K registrate a febbraio, chiaro segno di un mercato dove è più difficile costruire nuovi posti di lavoro.
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