La guerra fa impennare il prezzo del petrolio
Ecco tutte le novità sui mercati finanziari della settimana.
Le notizie principali
In 3 giorni si è risolto uno sciopero potenzialmente devastante per l’economia statunitense, quello dei lavoratori portuali. L’aumento dei salari dei lavoratori non avrà un impatto sensibile sull’inflazione di lungo termine.
Il mercato del lavoro, che negli ultimi due mesi aveva arrancato, si è ripreso magnificamente con i dati pubblicati venerdì. Diminuisce la disoccupazione e crescono notevolmente i nuovi posti di lavoro creati, principalmente nel settore dell’ospitalità.
Le tensioni tra Iran e Israele si fanno sempre più intense e i mercati cominciano a tremare all’idea della chiusura dello stretto di Hormuz. In questa eventualità, circa il 20% del petrolio esportato globalmente verrebbe bloccato, con conseguenze devastanti.
La trimestrale di Nike è stata al di sotto delle previsioni, scontentando un po’ tutti. I problemi dell’azienda sono noti ormai da un anno e le speranze degli investitori sono riposte nel nuovo CEO.
La settimana passata
Le crescenti paure di un conflitto tra Iran e Israele ha tenuto piatte le borse mondiali: neanche i buoni risultati del mercato del lavoro sono riuscite a far muovere gli indici americani. L’S&P500 cresce del +0.2% mentre NASDAQ e Dow Jones crescono del +0.1%
Più avanti nella newsletter parleremo di questi due fattori. Ora vogliamo concentrarci sulla situazione degli scioperi che hanno colpito le attività portuali americane.
All'inizio di questa settimana, il 1° Ottobre, l'International Longshoremen's Association (ILA) - un sindacato di 47.000 membri che rappresenta i lavoratori dei principali porti degli Stati Uniti orientali e della Costa del Golfo - ha scioperato per ottenere salari e tutele più elevati.
Lo sciopero ha causato danni giornalieri per 1-5 miliardi di dollari in termini di perdita di attività. Fortunatamente si è giunti ad una soluzione in 3 giorni.
L'accordo tra i lavoratori portuali e gli operatori portuali prevede un aumento salariale del 62% in sei anni, portando il salario medio da 39 dollari l'ora a circa 63 dollari l'ora per tutta la durata del contratto.
Tutto ciò che sta succedendo in queste settimane deve essere visto anche con un occhio di riguardo rispetto alle elezioni presidenziali americane che si terranno il 5 Novembre.
L’incertezza a riguardo è ancora molta, vista la breve distanza che separa i due candidati. Storicamente la volatilità nei mercati aumenta prima delle elezioni, con conseguenti cali azionari, che però vengono riassorbiti una volta finite, a prescindere dal colore del partito.
Il mercato del lavoro allontana la recessione
Tutti aspettavano di vedere come si sarebbe comportato il mercato del lavoro e sorprendentemente la risposta è stata eccellente. L'economia degli Stati Uniti ha creato 254.000 nuovi posti di lavoro a Settembre, superando di oltre 100.000 posti lavoro le previsioni iniziali.
Anche il tasso di disoccupazione è sceso al 4.1%, dopo aver toccato un massimo di tre anni a Luglio (4.3%).
Il mese scorso, la maggior parte dei funzionari della Fed aveva previsto che il tasso di disoccupazione avrebbe raggiunto il 4.4% quest'anno e l'anno prossimo, con i tassi di interesse in calo al 4.25-4.5% e successivamente al 3.25-3.5%.
Questo è un rapporto molto importante, perché i due mesi precedenti avevano suscitato preoccupazione negli investitori, e un terzo meso dello stesso tenore avrebbe potuto accrescere la paura.
La Fed è sulla buona strada per realizzare un "atterraggio morbido" dell'economia, garantendo alla Fed il tempo per abbassare i tassi a Novembre di 25 punti base invece che 50.
Gli investitori hanno abbandonato l’ipotesi del taglio da 50 punti, che prima della pubblicazione dei dati era considerata una possibilità del 35%.
La solidità del mercato del lavoro rappresenta anche un vantaggio per la vicepresidente Kamala Harris, in testa nei sondaggi rispetto al candidato repubblicano Donald Trump, in vista delle elezioni presidenziali del prossimo mese.
I rendimenti dei titoli di Stato sono aumentati subito dopo la diffusione dei dati, con il rendimento del titolo a due anni, che è salito di 22 punti base, raggiungendo un massimo mensile del 3.93%.
La maggior parte dei nuovi posti di lavoro creati è stata nel settore dell'ospitalità e del tempo libero, con un incremento di quasi 70.000 posti nei ristoranti e nei bar. Anche il settore sanitario ha registrato un aumento di 45.000 posti.
Andando più in profondità nei dati, l'occupazione nei settori manifatturiero, industriale, minerario e petrolifero è rimasta stabile, così come in quelli del commercio al dettaglio, dei trasporti e dei servizi professionali. Il salario orario medio è aumentato dello 0.4% su base mensile e del 4% su base annua.
I dati di martedì hanno mostrato che il numero di posti vacanti è aumentato inaspettatamente ad Agosto, raggiungendo quota 8 milioni, mentre il tasso di abbandono del lavoro è sceso ai minimi dal Giugno 2020.
La guerra fa impennare il prezzo del petrolio
Negli ultimi due mesi il prezzo del petrolio ha riflettuto la paura di una recessione globale. L’ultima settimana invece ha rappresentato un cambio di tendenza importante.
I prezzi del petrolio hanno segnato il più grande incremento settimanale degli ultimi due anni, causato dalla paura di un possibile attacco di Israele o dell'Iran alle infrastrutture energetiche nella regione.
Il Brent, riferimento globale per il petrolio, ha chiuso venerdì a 78.05 dollari al barile, con un rialzo di oltre l'8% rispetto alla settimana precedente. Si tratta del maggior aumento settimanale dal Gennaio 2023.
Chiaramente la causa di questo improvviso rialzo è da ricercare nell’aumento delle tensioni in Medio Oriente, una zona che produce circa un terzo del petrolio mondiale. Anche il piano di ripresa cinese e i dati del lavoro americani hanno contribuito ad abbassare la paura di una recessione mondiale e quindi, di conseguenza, un calo della domanda.
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha dichiarato giovedì che Israele ha considerato l'idea di attaccare gli impianti petroliferi iraniani in risposta a una serie di missili lanciati dall'Iran contro Israele durante la settimana.
Israele non ha ancora preso una decisione definitiva e siamo convinti che gli Stati Uniti cercheranno di dissuaderli dal farlo. Le parole di Biden lasciano pochi dubbi: “Se fossi nei loro panni, penserei ad alternative diverse dall'attacco ai giacimenti petroliferi”.
L'Iran, in quanto membro dell'OPEC, è un attore importante nel mercato globale del petrolio. Si stima che il 4% delle forniture mondiali potrebbe essere a rischio se le infrastrutture petrolifere iraniane diventassero un obiettivo di Israele.
L’inizio di una guerra energetica potrebbe far calare la produzione di 12 milioni di barili al giorno, spingendo il prezzo del petrolio oltre i 150$ al barile.
Il generale Ali Fadavi, vice comandante delle Guardie Rivoluzionarie iraniane, ha avvertito venerdì che, se Israele commettesse un "errore", Teheran prenderebbe di mira tutte le sue risorse energetiche, incluse centrali elettriche, raffinerie e giacimenti di gas.
Esiste una capacità produttiva di riserva, pari a 5 milioni di barili che è concentrata principalmente in Arabia Saudita e negli Emirati Arabi Uniti, che potrebbe essere attivata in caso di interruzione delle forniture iraniane.
Tuttavia, se l'Iran dovesse bloccare lo Stretto di Hormuz (cosa che non si è mai verificata), definito dalla US Energy Information Administration “il più importante snodo per il transito del petrolio a livello globale”, verrebbero bloccate circa un quinto delle forniture mondiali.
Questo includerebbe le esportazioni dei maggiori produttori del Golfo, come Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Kuwait e Iraq, oltre al gas naturale liquefatto del Qatar.
Anche solo la chiusura dello stretto per 10 giorni sarebbe disastrosa, mentre un mese di chiusura potrebbe devastare l’economia globale.
Durante la guerra tra Iran e Iraq negli anni '80, l'Iran minò lo stretto, dando inizio alla cosiddetta guerra delle petroliere. Tuttavia, ogni tentativo di interrompere le forniture colpirebbe anche le esportazioni iraniane stesse.
La trimestrale di Nike
Martedì nero per Nike, che nella trimestrale ha riportato un calo del 10% delle vendite trimestrali e ha ritirato le sue previsioni per l'anno intero, causando un crollo del titolo.
Le azioni dell'azienda sono scese fino al -7% nella giornata successiva, per poi recuperare leggermente venerdì.
Nike ha registrato una diminuzione delle entrate del 10%, toccando 11.6 miliardi di dollari rispetto allo stesso trimestre dell'anno precedente, e un calo dell'utile netto del 28%, attestandosi a 1.1 miliardi di dollari.
I risultati non sono stati affatto positivi e i mercati aspettano di capire quale sarà l’impatto del nuovo CEO Elliott Hill, che dovrà assumere il ruolo tra due settimane. Questo cambio di leadership arriva dopo mesi di vendite deludenti, con le sneakers Nike che hanno perso attrattiva in un settore altrimenti in espansione.
Elliott Hill, ha passato tutta la vita in azienda, partendo come stagista fino alla leadership esecutiva prima di ritirarsi nel 2020. Tornerà a ricoprire il ruolo di CEO il 14 Ottobre.
Con l'imminente cambiamento al vertice, il CFO di Nike, Matthew Friend, ha comunicato agli analisti che l'azienda abbandonerà le previsioni precedenti per l'anno fiscale 2025, che prevedevano un calo del 10% del fatturato entro Maggio.
Al loro posto, Nike adotterà una guidance trimestrale, prevedendo una riduzione delle entrate tra l'8% e il 10% per il trimestre in corso.
La comunicazione di Friend arriva in questo momento, per consentire al nuovo CEO di avere più spazio di manovra. Solitamente le scelte più impopolari vengono prese proprio quando un nuovo amministratore delegato si insedia.
Il titolo di Nike ha subito ulteriori pressioni dopo l'annuncio della Major League Baseball, che ha deciso di eliminare gradualmente le nuove uniformi fornite da Nike, lanciate in primavera.
I kit, con scritte piccole e materiali trasparenti, non sono piaciute né ai giocatori, né ai tifosi. Nike continuerà a fornire le divise alla lega, ma dalla prossima stagione tornerà ai tessuti utilizzati in passato.
Questo trimestre è particolarmente interessante per gli analisti perché arriva in concomitanza con il rientro nelle scuole dei giovani, che sono uno dei target principali dell’azienda.
Le vendite negli Stati Uniti sono diminuite dell'11%, scendendo a 4.8 miliardi di dollari, mentre in Cina hanno registrato un calo del 4%, arrivando a 1.6 miliardi di dollari, anche a causa di sconti più consistenti.
La settimana che verrà
Calendario Economico
Nei prossimi sette giorni verranno pubblicati i dati sull’inflazione americana, che seguono i dati sul lavoro riportati questa settimana e che saranno la base per le decisioni della Fed nella prossima riunione di Novembre.
Trimestrale della settimana:
Venerdì 11/10: i principali istituti finanziari americani - JP Morgan, Black Rock, Wells Fargo
Ecco alcuni degli eventi più interessanti della prossima settimana:
Lunedì 7/10
11.00 Vendite retail MoM EU (Settembre): Nell'area dell'euro, le vendite al dettaglio mostrano l'evoluzione dell'importo totale dei beni venduti. Tra questi, gli alimenti, le bevande e il tabacco rappresentano la quota più elevata. Gli analisti si aspettano una crescita del +0.3% rispetto al mese precedente.
Mercoledì 9/10
13.00 MBA Mortgage Applications (4 Ottobre): Negli Stati Uniti, il sondaggio settimanale sulle richieste di mutui MBA è una panoramica completa del mercato dei mutui a livello nazionale e copre tutti i tipi di operatori del settore, comprese le banche commerciali, gli istituti di credito e le società di mortgage banking. L'intero mercato è rappresentato dall'Indice di mercato, che copre tutte le richieste di mutuo presentate durante la settimana, sia per l'acquisto che per il rifinanziamento. L'indagine copre oltre il 75% di tutte le richieste di mutui residenziali al dettaglio negli Stati Uniti.
20.00 FOMC Minutes: Negli Stati Uniti, l'autorità di fissare i tassi di interesse è divisa tra il Consiglio dei governatori della Federal Reserve (Board) e il Federal Open Market Committee (FOMC). Il Consiglio decide le variazioni dei tassi di sconto dopo le raccomandazioni presentate da una o più Federal Reserve Bank regionali. Il FOMC decide le operazioni di mercato aperto, compresi i livelli desiderati di moneta della banca centrale o il tasso di mercato dei federal funds desiderato.
Giovedì 10/10
14.30 US Initial Jobless Claims (5 Ottobre): Le richieste iniziali di disoccupazione hanno un grande impatto sui mercati finanziari perché, a differenza dei dati sulle richieste continuate che misurano il numero di persone che richiedono sussidi di disoccupazione, le richieste iniziali di disoccupazione misurano la disoccupazione nuova ed emergente. Le nuove richieste di disoccupazione sono state in calo per diversi mesi a dimostrazione di un mercato del lavoro estremamente forte dove la domanda superava l’offerta. Un mercato di questo tipo spinge i salari verso l’alto aumentando notevolmente l’inflazione. Ad oggi gli effetti degli aumenti dei tassi non si vedono ancora in modo marcato nel mercato del lavoro (con un tasso di disoccupazione molto basso) perché le initial jobless claims restano sotto le 300 K unità.
14.30 Tasso d’inflazione USA (Settembre): Gli analisti si aspettano un ulteriore calo del tasso d’inflazione al 2.3% rispetto al 2.5% registrato ad Agosto. Anche l’inflazione core è prevista in leggero calo al 3.1%.
Venerdì 11/10
14.30 PPI USA (Settembre): Negli Stati Uniti, l'indice dei prezzi alla produzione (PPI) misura le variazioni medie dei prezzi percepiti dai produttori nazionali per la loro produzione, escludendo le voci volatili come cibo ed energia. Gli analisti prevedono un calo del dato core al 2% YoY.
16.00 Michigan consumer sentiment prel (Ottobre): L'Indice delle aspettative dei consumatori si concentra su tre aree: come i consumatori considerano le prospettive della propria situazione finanziaria, come considerano le prospettive dell'economia generale nel breve periodo e come considerano le prospettive dell'economia nel lungo periodo. Ogni indagine mensile contiene circa 50 domande di base, ognuna delle quali analizza un aspetto diverso degli atteggiamenti e delle aspettative dei consumatori. I campioni per le indagini sui consumatori sono statisticamente progettati per essere rappresentativi di tutte le famiglie americane, escluse quelle dell'Alaska e delle Hawaii. Ogni mese vengono condotte almeno 500 interviste telefoniche. Gli analisti prevedono che l’indice possa aumentare leggermente, fino a quota 70.4 nel mese di Ottobre.
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