La Court of International Trade blocca Trump (ma non per molto)
Ecco tutte le novità sui mercati finanziari della settimana.
Le notizie principali
Maggio ha registrato rialzi per tutti i principali indici americani, con l’S&P 500 in forte recupero e il settore tech trainato dalla domanda AI. I big tecnologici prevedono oltre 330 miliardi di investimenti nel 2025.
Trump ha annunciato il raddoppio dei dazi su acciaio e alluminio al 50% dal 4 giugno, puntando a proteggere la manifattura americana. La decisione accompagna un maxi-investimento di Nippon Steel negli USA.
Una corte commerciale ha dichiarato illegittimi i dazi di Trump, ma la sentenza è stata ribaltata in appello. La battaglia legale ora si sposta alla Corte Suprema.
Trump ha minacciato dazi al 50% sui prodotti europei ma ha concesso tempo fino al 9 luglio per negoziare, spingendo l’UE ad accelerare i contatti. Bruxelles prepara contromisure, ma resta divisa sul da farsi.
La settimana passata
Il vecchio detto del “sell in May and go away” per quest’anno non sembra essersi realizzato. I principali indici americani sono saliti tutti, avvicinandosi ai valori di inizio anno. Il NASDAQ è cresciuto del +2% seguito dal S&P500 al +1.9% e dal Dow Jones al +1.6%. Il petrolio è sceso poco sotto i 61$ al barile.
Maggio ha segnato un mese positivo per i mercati, con l’S&P 500 che ha guadagnato circa il 6%, recuperando così le perdite accumulate nei primi quattro mesi dell’anno.
Guardando al passato, dal 1980 ci sono stati sei mesi di maggio in cui l’S&P 500 ha guadagnato almeno il 5%. In ognuna di queste occasioni, il mercato ha continuato a crescere anche nei dodici mesi successivi.
La sessione delle trimestrali si è conclusa e l’indice S&P 500 resta orientato verso una crescita degli utili tra il 5-10% nel 2025, nonostante un lieve ridimensionamento delle stime a causa delle incertezze sui dazi.
Il recente report di NVIDIA ha confermato la presenza di una forte domanda per i suoi chip AI, con il segmento data center in crescita del 73%.
La domanda è trainata da grandi player come Microsoft, Meta e Amazon, che continuano a investire massicciamente in intelligenza artificiale e prevedono una spesa superiore ai 330 miliardi di dollari nel 2024.
Trump annuncia che raddoppierà le tariffe sull’acciaio
La telenovela Trump non sembra mai avere fine. In un nuovo colpo di scena, il presidente degli Stati Uniti, ha annunciato l’intenzione di raddoppiare i dazi su acciaio e alluminio, portandoli dal 25% al 50%.
La decisione, resa pubblica durante un comizio elettorale, sarebbe volta a rafforzare la manifattura americana, in particolare il settore siderurgico. Entrerà in vigore a partire dal prossimo 4 giugno.
Secondo Trump, il nuovo aumento impedirà alla concorrenza estera di rendere competitivo il proprio acciaio sul territorio nazionale.
L’annuncio è arrivato in concomitanza con la presentazione di una partnership da 15 miliardi di dollari tra Nippon Steel e US Steel, che prevede importanti investimenti sul suolo statunitense.
Inizialmente Trump si era detto contrario alla cessione dell’industria americana a una compagnia giapponese, per poi cambiare idea dopo che la Nippon Steel si è impegnata a investire 14 miliardi di dollari, con oltre 2 miliardi destinati alla Mon Valley (Pennsylvania) e altri 7 per ammodernare impianti in Indiana, Minnesota, Alabama e Arkansas.
Le nuove tariffe promettono di riaccendere le controversie anche all’interno del Nord America, dove il Canada è il principale fornitore di acciaio agli Stati Uniti.
Trump continua ad utilizzare i dazi come arma politica, senza preoccuparsi della loro legittimità, con il preciso intento di difendere l’industria pesante americana.
La Court of International Trade blocca Trump (ma non per molto)
Tirare le fila di quanto successo nell’ultima settimana tra i tribunali americani, potrebbe non essere un’impresa semplicissima. Iniziamo con ordine.
Nella giornata di mercoledì, un tribunale commerciale statunitense ha bloccato la maggior parte dei dazi imposti dall’amministrazione Trump, sostenendo che erano stati oltrepassati i limiti ai poteri del presidente degli Stati Uniti.
Nella sua sentenza, la Corte del Commercio Internazionale (Court of International Trade) ha affermato che la Costituzione americana attribuisce al Congresso l'autorità esclusiva di regolare il commercio con l'estero, che non può venir superato nemmeno dai poteri di emergenza presidenziali invocati per proteggere l'economia nazionale.
Giovedì una corte d’appello federale degli Stati Uniti ha concesso una sospensione temporanea alla sentenza che aveva dichiarato illegittimi i dazi.
La Corte d’Appello del Circuito Federale ha stabilito il blocco della decisione “fino a nuovo avviso”, permettendo così all’amministrazione statunitense di continuare a riscuotere le tariffe nel frattempo.
Anche se si tratta di un successo momentaneo per Trump, la sentenza di mercoledì ha segnato un punto di svolta, sorprendendo molti osservatori e rappresentando un ostacolo importante alla politica commerciale statunitense.
La Casa Bianca ha reagito con forza, accusando i giudici di aver ecceduto il proprio mandato e sostenendo che spetterà ora alla Corte Suprema ristabilire l’equilibrio costituzionale.
La Corte del Commercio Internazionale non è l’unica ad essersi espressa in maniera negativa sui dazi: una seconda decisione sfavorevole è arrivata da un tribunale distrettuale di Washington, che ha anch’esso giudicato illegittimo il regime tariffario, ma ha concesso 14 giorni per un eventuale appello.
Peter Navarro, consigliere del presidente, sostiene che l’amministrazione può fare leva su basi giuridiche alternative per introdurre un dazio base del 10% e tariffe reciproche più elevate su singoli Paesi.
L’Europa alzerà la voce con Trump?
Donald Trump ha annunciato un possibile aumento delle tariffe doganali fino al 50% su un’ampia gamma di prodotti europei, ma allo stesso tempo ha posticipato l’entrata in vigore delle misure al 9 luglio, offrendo una finestra di sei settimane per negoziare.
La mossa del presidente sembra aver già provocato i primi effetti: la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha contattato direttamente Trump, promettendo un’accelerazione dei negoziati.
Fino a quel momento, von der Leyen aveva dichiarato che sarebbe intervenuta solo nella fase finale delle trattative, ma la pressione americana ha spinto lei e alcuni leader europei a muoversi in anticipo.
Il cambio di tono da parte dell’Europa è evidente e i paesi dell’Unione sembrano ora più desiderosi di trattare con l’ex alleato di quanto non lo fossero una settimana fa, quando il commissario al commercio Maroš Šefčovič aveva parlato di “rispetto reciproco, non minacce” e avvertito che l’Unione avrebbe difeso i propri interessi.
Rimane il dubbio se l’UE sia realmente pronta a concedere ciò che gli Stati Uniti si aspettano, come ha fatto il Regno Unito in precedenza, anche in virtù della struttura decisionale europea, che non consente decisioni rapide.
Mentre Trump può agire autonomamente con un ordine esecutivo, la Commissione deve ottenere il consenso della maggioranza dei 27 Stati membri, con consultazioni costanti che rallentano i tempi.
Inoltre, l’Unione Europea, è vincolata da un impianto giuridico molto più rigido e fondato su regole multilaterali, più difficili da oltrepassare rispetto al contesto americano.
Tuttavia, l’UE resta una delle poche potenze economiche in grado di resistere a Trump, perché il vincolo che lega i due blocchi è molto forte.
Per ora, l’UE ha risposto con cautela, preparando un pacchetto di contromisure da 21 miliardi di euro che scatteranno il 14 luglio se non verrà raggiunto un accordo. I dazi colpirebbero prodotti americani come mais, grano, moto e abbigliamento, mentre una lista aggiuntiva da 95 miliardi di euro include potenziali bersagli come aerei Boeing, automobili e whiskey bourbon.
Le imprese europee, vorrebbero evitare una escalation e spingono per misure di “riequilibrio” più sostenibili, che mettano pressione politica sugli Stati USA più sensibili, senza penalizzare troppo l’economia del continente.
Se vogliamo cercare un lato positivo in questa situazione, l’aggressività di Trump sta rafforzando il sostegno politico alla linea della Commissione. L’Europa dispone di un “bazooka legale” ovvero l’imposizione di dazi sui servizi americani (compresi tutti quelli forniti dalle big tech, per i quali gli USA vantano un surplus commerciale.
Per ora resta un’ipotesi, ma se gli Stati Uniti offrissero all’Europa le stesse condizioni concesse al Regno Unito (10% di dazi reciproci senza modifiche a imposte o standard) Bruxelles si troverebbe di fronte a un bivio: accettare e ammorbidire il conflitto, oppure rispondere e rischiare di peggiorare la situazione.
La settimana che verrà
Calendario Economico
Ecco alcuni degli eventi più interessanti della prossima settimana:
Lunedì 2/6
16.00 ISM Manifatturiero USA (maggio): Il Manufacturing ISM Report On Business si basa su dati raccolti da responsabili degli acquisti e della supply chain a livello nazionale. Le risposte al sondaggio riflettono le variazioni, se presenti, del mese corrente rispetto al mese precedente.
Per ciascun indicatore analizzato (Nuovi Ordini, Ordini Arretrati, Nuovi Ordini per l’Export, Importazioni, Produzione, Tempi di Consegna dei Fornitori, Scorte, Scorte dei Clienti, Occupazione e Prezzi), il report mostra: la percentuale di risposte per ciascuna opzione, la differenza netta tra il numero di risposte in direzione economica positiva e quelle in direzione negativa, l’indice di diffusione (diffusion index). Una lettura del PMI superiore al 50% indica che l’economia manifatturiera è generalmente in espansione; una lettura inferiore al 50% indica che è generalmente in contrazione. Le previsioni sono di un dato di 49, in leggero aumento rispetto ad aprile.
Martedì 3/6
11.00 Tasso d’inflazione flash EU (maggio): Il tasso d’inflazione flash europeo è previsto in calo al 2.1%, vicino al target identificato dalla BCE del 2%. Anche l'inflazione core dovrebbe ridursi dal 2.7% di aprile al 2.5% di maggio.
11.00 Tasso di disoccupazione EU (aprile): Il tasso di disoccupazione europeo dovrebbe rimanere invariato al 6.2% con nel mese precedente.
16.00 JOLTS USA (aprile): Negli Stati Uniti, le offerte di lavoro si riferiscono a tutte le posizioni aperte (non ancora occupate) nell’ultimo giorno lavorativo del mese.
Le offerte di lavoro fanno parte del Job Openings and Labor Turnover Survey (JOLTS), un’indagine che raccoglie dati da circa 16.400 imprese non agricole, tra cui rivenditori, aziende manifatturiere e enti governativi federali, statali e locali, nei 50 stati e nel Distretto di Columbia. Il JOLTS valuta la domanda di lavoro insoddisfatta nel mercato del lavoro statunitense e ha ottenuto particolare rilevanza nel 2014, quando è diventato l’indicatore preferito sul mercato del lavoro dalla presidente della Federal Reserve, Janet Yellen.
Mercoledì 4/6
13.00 MBA Mortgage Applications (30 maggio): Negli Stati Uniti, il sondaggio settimanale sulle richieste di mutui MBA è una panoramica completa del mercato dei mutui a livello nazionale e copre tutti i tipi di operatori del settore, comprese le banche commerciali, gli istituti di credito e le società di mortgage banking. L'intero mercato è rappresentato dall'Indice di mercato, che copre tutte le richieste di mutuo presentate durante la settimana, sia per l'acquisto che per il rifinanziamento. L'indagine copre oltre il 75% di tutte le richieste di mutui residenziali al dettaglio negli Stati Uniti.
15.45 Decisione tassi d’interesse Bank of Canada (maggio): Gli analisti prevedono che la BoC mantenga invariati i tassi d’interesse al 2.75%.
16.00 ISM Servizi USA (maggio): Il Non-Manufacturing ISM Report On Business® si basa su dati raccolti da responsabili degli acquisti e della supply chain a livello nazionale. Le risposte al sondaggio riflettono le variazioni, se presenti, del mese corrente rispetto al mese precedente. Per ciascun indicatore analizzato (Attività Economica, Nuovi Ordini, Ordini Arretrati, Nuovi Ordini per l’Export, Variazione delle Scorte, Percezione sulle Scorte, Importazioni, Prezzi, Occupazione e Tempi di Consegna dei Fornitori), il report mostra: la percentuale di risposte per ciascuna opzione, e l’indice di diffusione (diffusion index).
Una lettura dell’indice superiore al 50% indica che l’economia non manifatturiera relativa a quell’indicatore è generalmente in espansione; una lettura inferiore al 50% indica una contrazione. Gli ordini rivolti ai produttori di servizi rappresentano circa il 90% dell’economia statunitense. A maggio la stima è di un dato in espansione a 52.
Giovedì 5/6
14.15 Decisione tassi d’interesse BCE (maggio): Gli economisti, in virtù del calo sensibile dell’inflazione, si aspettano che la BCE porti il tasso di riferimento al 2.15%.
14.30 US Initial Jobless Claims (31 maggio): Le richieste iniziali di disoccupazione hanno un grande impatto sui mercati finanziari perché, a differenza dei dati sulle richieste continuate che misurano il numero di persone che richiedono sussidi di disoccupazione, le richieste iniziali di disoccupazione misurano la disoccupazione nuova ed emergente.
Venerdì 6/6
11.00 Vendite Retail EU (aprile): Nell’Area Euro, le vendite al dettaglio mostrano l’andamento complessivo della quantità di beni venduti. Tra questi, alimentari, bevande e tabacco rappresentano la quota più elevata. Rispetto ad aprile 2024 le previsioni sono di una crescita del +1.1%.
14.30 Tasso di disoccupazione USA (maggio): Il tasso di disoccupazione statunitense dovrebbe rimanere costante al 4.2%.
14.30 Non farm payrolls USA (maggio): Il Nonfarm Payrolls è un rapporto sull’occupazione pubblicato mensilmente, di solito il primo venerdì del mese, e ha un forte impatto sul dollaro statunitense, sul mercato obbligazionario e su quello azionario. È elaborato attraverso il programma Current Employment Statistics (CES) del Dipartimento del Lavoro degli Stati Uniti – Bureau of Labor Statistics, che conduce un sondaggio su circa 141.000 aziende e enti governativi, coprendo circa 486.000 sedi lavorative individuali.
L’obiettivo è fornire dati dettagliati per settore su occupazione, ore lavorate e salari dei lavoratori impiegati nei settori non agricoli. Il numero di buste paga non agricole dovrebbe calare a 130k unità.
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