I primi risultati delle tariffe cinesi
Ecco tutte le novità sui mercati finanziari della settimana.
Le notizie principali
Oggi la previsione più realistica è di dazi moderati tra il 10 e il 15%, con un’inflazione al 4% e una crescita degli USA del 1% nel 2025. Se i dazi dovessero salire al 25%, la recessione è lo scenario più probabile.
La BCE taglia i tassi al 2.25% per contrastare l’impatto dei dazi. Lagarde avverte su crescita debole e incertezza, ma conferma l’obiettivo inflazione al 2%. Attesi altri due tagli entro l’anno.
Nel primo trimestre 2025, il PIL cinese è cresciuto del 5.4%, superando le attese, spinto da export e manifattura. Il “front-loading” ha anticipato le spedizioni prima dei dazi USA, mentre la domanda interna resta debole
Nvidia crolla del 7% per le restrizioni USA sui chip verso la Cina, con possibili perdite fino a 5.5 miliardi. Dazi e incertezza colpiscono l’intero settore tech e mettono a rischio le catene globali di fornitura.
La settimana passata
La settimana appena trascorsa si è chiusa negativamente per i principali indici americani. Il Dow Jones ha perso il -2.7%, seguito dal NASDAQ al -2.6% e dal S&P500 al -1.5%. Il petrolio torna a salire, chiudendo a 63.65$ al barile, comunque in calo rispetto ad inizio aprile.
Lo scenario più probabile, secondo le attuali stime, prevede dazi moderati da parte degli Stati Uniti, con tariffe attorno al 10% sulla maggior parte dei partner commerciali. Resterebbero elevate solo quelle applicate alla Cina e a settori strategici come acciaio, alluminio e automotive, che potrebbero ulteriormente ridursi grazie ai negoziati.
Il livello medio delle tariffe si collocherebbe tra il 10% e il 15%.
In questo contesto, le previsioni indicano che l’inflazione statunitense potrebbe salire al 3.5–4%, spinta dal rincaro delle materie prime importate. Tuttavia, l’effetto sarebbe temporaneo: i prezzi dovrebbero stabilizzarsi entro l’anno e scendere nel 2026, come previsto anche dalla Fed.
La crescita economica rallenterebbe, ma resterebbe positiva. Un aumento dei dazi del 10% comporterebbe, secondo i modelli della Fed, una riduzione del PIL del 1.4%, portando la crescita annua intorno all’1%, con la possibilità che ci sia un trimestre di crescita negativa.
È molto difficile prevedere cosa possa succedere ai mercati nei prossimi mesi, ma una ripresa a V sembra essere uno scenario poco probabile. Gli utili delle aziende dell’S&P 500 verrebbero rivisti leggermente al ribasso, ma resterebbero positivi.
Un portafoglio ben diversificato in questo contesto potrebbe avere performance migliori rispetto ad uno più concentrato sul tecnologico. Anche le obbligazioni, specialmente quelle statunitense, potrebbero diventare interessanti, con tuttavia un rischio cambio da tenere in considerazione, data la svalutazione del dollaro rispetto all’euro.
Se invece i dazi aumentassero significativamente (fino al 25%), lo scenario più probabile sarebbe di un nuovo aumento dell’inflazione, accompagnata da una recessione tecnica e da un nuovo calo dei mercati.
La BCE abbassa nuovamente i tassi per stimolare l’economia
La Banca Centrale Europea (BCE) ha ridotto il tasso di interesse principale di 25 punti base, portandolo al 2.25%, per contrastare le ricadute economiche legate ai dazi. L’intervento è stato approvato all’unanimità dai membri del Consiglio direttivo e rappresenta il livello più basso dei tassi da oltre due anni.
La BCE mette in guardia sull’aumento dell’incertezza a livello globale, che sta aggravando le condizioni per famiglie e imprese. Christine Lagarde, presidente della Banca Centrale, ha ribadito che l’obiettivo di inflazione al 2% rimane raggiungibile.
L’Europa potrebbe incontrare numerose difficoltà in questo periodo storico, con le aziende che per via dell’incertezza stanno riducendo gli investimenti, diminuendo le prospettive di crescita dell’area euro.
Questo è il settimo taglio consecutivo da giugno dello scorso anno. Nel frattempo, Trump ha espresso critiche dure verso la Federal Reserve e il suo presidente Jerome Powell, accusato di aver tardato troppo nel reagire agli effetti dei dazi.
Lagarde ha replicato difendendo l’indipendenza delle banche centrali e dichiarando il suo rispetto per Powell, definendolo un collega stimato.
I mercati finanziari si aspettano ulteriori tagli dei tassi nel corso dell’anno, con almeno altri due interventi da 25 punti base e una probabilità crescente anche di un terzo.
Lagarde ha ammesso che i dazi statunitensi avranno effetti imprevedibili sull’inflazione. Da un lato, fattori come il rafforzamento dell’euro, il calo del prezzo del petrolio e l’aumento delle importazioni dalla Cina potrebbero aiutare a controllare i prezzi.
Dall’altro, l’interruzione delle catene globali di fornitura e la maggiore spesa pubblica europea, in particolare per infrastrutture e difesa, potrebbero avere effetti inflattivi.
A marzo la BCE ha rivisto al ribasso le stime di crescita dell’Eurozona per il 2025, fissandole allo 0.9%, la sesta revisione negativa consecutiva, mentre l’inflazione annuale è scesa al 2.2%.
Il PIL cinese cresce più delle attese
Nel primo trimestre dell’anno, l’economia cinese ha registrato un’espansione del 5.4% superando le attese del 5.1%, dimostrando una grande forza nel momento più critico degli ultimi anni.
La crescita è stata trainata dal comparto manifatturiero e dalle esportazioni, a causa del fenomeno detto “front-loading” delle esportazioni, ovvero la corsa anticipata alle spedizioni per evitare le nuove tariffe imposte da Washington.
Secondo quanto comunicato dall’Ufficio Nazionale di Statistica cinese, il PIL del primo trimestre del 2025 è cresciuto allo stesso ritmo del quarto del 2024, superando l’obiettivo fissato da Pechino del 5% per l’intero 2025.
La reazione dei mercati è stata mista con l’indice Hang Seng di Hong Kong che ha perso l’1.9%, mentre il CSI 300 della Cina continentale è salito lievemente dello 0.3%.
Il governo cinese ha annunciato di voler sostenere l’economia con politiche fiscali espansive, facendo leva su un disavanzo pubblico record. Tuttavia, diverse banche d’investimento hanno abbassato le stime di crescita della Cina per il 2025 tra il 4 e il 3.5% nel corso dell’anno.
L’ipotesi avanzata da diversi analisti è che parte della crescita sia stata anticipata per aggirare i dazi e che nei successivi trimestri la contrazione delle esportazioni si farà più evidente.
Trump ha imposto dazi fino al 145% su prodotti cinesi, concedendo solo alcune esenzioni temporanee su settori strategici come l’elettronica, mentre la Cina ha risposto con tariffe del 125% su merci statunitensi.
Nel frattempo, la domanda interna cinese rimane sotto pressione, appesantita dalla crisi del settore immobiliare e dal rallentamento dei consumi. Alcuni segnali positivi arrivano dalle vendite al dettaglio, che sono cresciute del 5.9% su base annua, ben oltre le attese (4.2%), e la produzione industriale ha segnato un +7.7%, in forte aumento rispetto al periodo Gennaio-Febbraio (5.9%).
Pechino, a fine 2024, ha scommesso tutto sull’industria e sul commercio estero per raggiungere il target del 5% a fronte di una domanda interna piuttosto debole. Il 2024 si era già chiuso con un surplus commerciale record e anche nel 2025 la dinamica delle esportazioni resta sorprendentemente positiva.
A marzo, le vendite all’estero sono aumentate del 12.4% su base annua, il ritmo più rapido da ottobre, mentre le importazioni sono diminuite del 4.3%.
I primi risultati delle tariffe cinesi
Nvidia, l’azienda che ha guidato il rally del 2024 sull’onda dell’entusiasmo per l’intelligenza artificiale, ha annunciato che le nuove limitazioni alle esportazioni verso la Cina imposte dagli Stati Uniti potrebbero causare perdite miliardarie.
Il titolo è calato di quasi il 7% dopo aver comunicato che il blocco alla vendita del chip H20 potrebbe ridurre i ricavi per circa 5.5 miliardi di dollari. L’intero settore dei semiconduttori è sceso fortemente, con l’indice Philadelphia Semiconductor in calo del 4.1%.
Le parole del presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, hanno aggravato la situazione, avvertendo che i dazi potrebbero compromettere gli obiettivi di inflazione e occupazione della banca centrale.
Secondo gli analisti le crescenti limitazioni legate all’intelligenza artificiale stanno penalizzando anche altri colossi del settore come Broadcom, AMD e Arm.
I principali fornitori asiatici di colossi come Apple, Samsung, HP, Dell, Amazon e Meta stanno lavorando senza sosta per affrontare le conseguenze delle nuove restrizioni statunitensi verso la Cina.
I continui cambi di rotta dell’amministrazione Trump stanno creando scompiglio tra i fornitori di hardware. In poche ore si è passati dal blocco delle spedizioni verso gli USA, alla richiesta urgente di riprendere la produzione e anticipare tutti gli ordini del terzo trimestre, sfruttando la sospensione di 90 giorni dei dazi.
La sospensione di 90 giorni riguarda la maggior parte dei dazi “reciproci”. L’amministrazione statunitense ha anche esentato temporaneamente smartphone e laptop, spingendo aziende come HP, Dell e Meta a sollecitare i propri fornitori ad aumentare la produzione destinata agli Stati Uniti.
Apple, che già da inizio anno ha intensificato la produzione in risposta all’incertezza tariffaria, sta ispezionando gli stabilimenti situati fuori dalla Cina e ha chiesto ai partner di prepararsi ad assemblare oltre il 90% dei nuovi iPhone (previsti per fine anno) in India, sempre per il mercato statunitense.
Alcuni fornitori, come Fang Leuh, presidente di Vanguard international semiconductor (controllata da TSMC), hanno dichiarato che le stime di crescita per il 2025 devono essere riviste al ribasso.
Altri operatori del settore segnalano problemi legati alla dipendenza da materiali americani (come quelli di 3M e DuPont), che hanno subito rincari del 125% per effetto delle tariffe cinesi di ritorsione.
Per oltre vent’anni, l’elettronica di consumo globale ha beneficiato di una catena di fornitura veloce ed efficiente, che rischia di rompersi per effetto delle politiche commerciali statunitensi.
La settimana che verrà
Calendario Economico
La prossima settimana, a causa della festività pasquali, sarà priva di eventi rilevanti. Verranno pubblicati i dati sul mercato immobiliare americano, con i risultati dello stock di case messe in vendita.
Ecco alcuni degli eventi più interessanti della prossima settimana:
Mercoledì 23/4
13.00 MBA Mortgage Applications (18 aprile): Negli Stati Uniti, il sondaggio settimanale sulle richieste di mutui MBA è una panoramica completa del mercato dei mutui a livello nazionale e copre tutti i tipi di operatori del settore, comprese le banche commerciali, gli istituti di credito e le società di mortgage banking. L'intero mercato è rappresentato dall'Indice di mercato, che copre tutte le richieste di mutuo presentate durante la settimana, sia per l'acquisto che per il rifinanziamento. L'indagine copre oltre il 75% di tutte le richieste di mutui residenziali al dettaglio negli Stati Uniti.
16.00 Vendite di nuove case USA (marzo): La vendita della nuova casa avviene con la firma di un contratto di vendita o con l'accettazione di una caparra. La casa può essere in qualsiasi fase di costruzione: non ancora iniziata, in costruzione o già completata. Le vendite di case nuove rappresentano circa il 10% del mercato immobiliare statunitense. Le vendite di nuove case monofamiliari sono estremamente volatili da un mese all'altro e i dati preliminari sono soggetti ad ampie revisioni perché sono per lo più ricavati dai dati relativi alle licenze edilizie. Il numero di nuove case è previsto in aumento a 0.68M per marzo.
Giovedì 24/4
14.30 Ordini di beni durevoli USA MoM (marzo): Gli ordini di beni durevoli si riferiscono ai nuovi ordini effettuati ai produttori per la consegna di beni durevoli destinati a durare almeno tre anni. Le previsioni degli analisti sono di una crescita del +1.2% rispetto al mese precedente.
14.30 US Initial Jobless Claims (19 aprile): Le richieste iniziali di disoccupazione hanno un grande impatto sui mercati finanziari perché, a differenza dei dati sulle richieste continuate che misurano il numero di persone che richiedono sussidi di disoccupazione, le richieste iniziali di disoccupazione misurano la disoccupazione nuova ed emergente.
16.00 Vendite di case esistenti USA (marzo): Negli Stati Uniti, le vendite di case esistenti avvengono quando i mutui vengono chiusi. La chiusura dell'ipoteca avviene solitamente 30-60 giorni dopo la chiusura del contratto di vendita. Sono comprese le case unifamiliari, i condomini e le cooperative. Il numero di case esistenti è previsto in calo a 4.18M di unità.
Venerdì 25/4
16.00 Michigan Consumer Sentiment Final (aprile): L'Indice delle aspettative dei consumatori si concentra su tre aree: come i consumatori considerano le prospettive della propria situazione finanziaria, come considerano le prospettive dell'economia generale nel breve periodo e come considerano le prospettive dell'economia nel lungo periodo. Ogni indagine mensile contiene circa 50 domande di base, ognuna delle quali analizza un aspetto diverso degli atteggiamenti e delle aspettative dei consumatori. I campioni per le indagini sui consumatori sono statisticamente progettati per essere rappresentativi di tutte le famiglie americane, escluse quelle dell'Alaska e delle Hawaii. Ogni mese vengono condotte almeno 500 interviste telefoniche.
Il dato final è stimato in calo a 50.8, rispetto al 57 di marzo, segnale di un peggioramento della fiducia dei consumatori.
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In questo video approfondiamo il tema della correlazione tra asset finanziari nel lungo periodo. Partiremo da un interessante articolo del Wall Street Journal – che confronta l’andamento del mercato azionario con quello del dollaro americano, dell’oro e dei Treasury a lunga scadenza – per capire come si muovono tra loro nei momenti di stress o volatilità. Condividerò poi alcune riflessioni personali su come interpretare questi dati e che implicazioni potrebbero avere per un portafoglio ben diversificato. Buona visione!