I nuovi dazi di Trump sull’automotive fanno male a tutti
Ecco tutte le novità sui mercati finanziari della settimana.
Le notizie principali
La strategia tariffaria di Trump è volta a riequilibrare i rapporti economici tra gli USA e i partner commerciali: tuttavia, l’imposizione di dazi danneggerà soprattutto i paesi emergenti.
Le tariffe sul settore automotive non lasciano scampo a nessuno. Il prezzo dei veicoli negli Stati Uniti è previsto in crescita fino a 10.000$ per mezzo, con Ford e General Motors che rischiano di perdere fino al 30% degli utili.
L’ultima lettura del PCE americano non lascia ben sperare. L’inflazione supera le attese mentre la fiducia dei consumatori scende drasticamente.
Il Messico sarà probabilmente il primo paese a finire in recessione a causa dell’imposizione delle tariffe. Le nuove leggi in tema di giustizia varate dal governo rendono meno attraente il paese per gli investitori.
La settimana passata
Si è appena chiusa una settimana negativa per i principali indici americani. Il Dow Jones chiude a -1%, seguito dal S&P500 al -1.5% e dal NASDAQ al -2.6%. Da inizio anno il NASDAQ ha perso circa il 10%, mentre STOXX Europe 600 è in rialzo di oltre il 6%.
Le nuove tariffe sulle automobili annunciate da Trump, e di cui parleremo nel successivo articolo più in dettaglio, sono parte di un piano più ampio di dazi reciproci che entreranno in vigore il 2 Aprile.
Questi dazi verranno applicati caso per caso, con lo scopo di creare una situazione di reciprocità, facendo pagare ai partner commerciali degli Stati Uniti quanto gli USA pagano loro, ma danneggiando conseguentemente i paesi che esportano maggiormente.
La strategia di Trump è di favorire i paesi che hanno basse barriere commerciali e normative verso i prodotti statunitensi. L'amministrazione statunitense ha segnalato che ulteriori dazi specifici saranno presto introdotti su altri beni, come legname e prodotti farmaceutici.
La poca chiarezza dell’amministrazione Trump in tema di tariffe, che prima aveva ventilato l’ipotesi di un piano di tariffe universali, sta aumentando l’incertezza nei mercati, che potrebbe raggiungere un picco nel breve periodo, ma che difficilmente sparirà del tutto.
L'incertezza è un fattore destabilizzante, e attualmente l'indice che misura l'incertezza della politica economica si trova ai massimi livelli da quando è iniziata la pandemia. Il 2 Aprile, quando verranno annunciate le tariffe, potrebbe rendere più chiaro agli investitori l’approccio che intende seguire la Casa Bianca.
Alcuni Paesi potrebbero rispondere con misure simili, mentre altri cercheranno probabilmente soluzioni negoziate, un processo che potrebbe durare diversi mesi.
I nuovi dazi di Trump sull’automotive fanno male a tutti
Il settore automobilistico mondiale sta vivendo una fase di grave difficoltà a causa delle nuove tariffe introdotte da Donald Trump, definite dagli operatori del comparto come estremamente rigide e dannose.
Secondo stime interne, tali dazi potrebbero incrementare sensibilmente il prezzo dei veicoli negli Stati Uniti e ridurre notevolmente la produzione interna di auto, causando perdite fino a 110 miliardi di dollari ai produttori.
L'annuncio di Trump, che prevede l'applicazione di un dazio del 25% sulle importazioni di automobili straniere, ha generato molta confusione tra le aziende del settore.
Non solo le case automobilistiche europee e cinesi, ma anche quelle americane come Tesla, General Motors, Ford e Stellantis, saranno coinvolte.
Ford potrebbe subire un impatto leggermente inferiore rispetto a GM, poiché produce meno veicoli in Canada e Messico, ma entrambe soffriranno per la riduzione delle quote di mercato in Europa. Le due case automobilistiche potrebbero vedere una riduzione degli utili fino al 30% quest’anno, anche se aumentassero i prezzi.
La filiera dell’automotive è molto grande e dislocata su tutto il globo. Attualmente, quasi il 50% delle auto vendute negli USA è importato, e i veicoli assemblati localmente utilizzano mediamente il 60% di componenti provenienti dall'estero.
In merito a ciò, la Casa Bianca ha chiarito che i dazi riguarderanno anche i componenti fondamentali come motori e cambi, con possibili estensioni ad altre parti in futuro. Gli analisti si aspettano che il prezzo medio dei veicoli aumenti fino a 10.000 dollari ciascuno, causando una diminuzione di circa 3 milioni di auto vendute.
Se le misure entreranno in vigore la prossima settimana, Cox Automotive prevede gravi problemi alla catena di produzione già entro metà Aprile, con una diminuzione giornaliera di 20.000 auto prodotte negli Stati Uniti, circa il 30% in meno rispetto alla produzione attuale.
Tesla, grazie alla sua solida base produttiva negli Stati Uniti, potrebbe essere meno colpita rispetto ad altri concorrenti, ma anche lei risentirà dell’aumento dei prezzi.
Per i marchi di fascia alta europei come Porsche, Bentley e Jaguar Land Rover, la situazione è meno drammatica, grazie al trasferimento dei costi ai clienti finali. Ferrari ha già previsto aumenti di prezzo fino al 10% per alcuni modelli.
Le aziende giapponesi e coreane, come Mazda e Subaru, risultano tra le più vulnerabili a causa della forte dipendenza da componentistica estera.
Rimane infine una grande incertezza intorno ai veicoli e componenti attualmente esenti da dazi grazie all'accordo commerciale USMCA del 2020. Non è chiaro quanto dureranno queste esenzioni, accrescendo ulteriormente l'instabilità percepita nel settore.
Cresce l’inflazione negli Stati Uniti sull’onda dell’incertezza
Si fanno crescenti i timori di una stagflazione negli Stati Uniti, con i dati economici più recenti che mostrano preoccupazioni crescenti tra i consumatori americani. Le politiche tariffarie di Trump e i possibili tagli alla spesa pubblica potrebbero aggravare ulteriormente la situazione, mettendo sotto pressione le fasce più deboli della popolazione.
Un sondaggio dell’Università del Michigan evidenzia un drastico calo nella fiducia dei consumatori per il mese di Marzo, con le famiglie che prevedono un aumento dei prezzi del 4.1% sul lungo termine, il livello più alto dal 1993.
Tale pessimismo è diffuso trasversalmente, coinvolgendo democratici, repubblicani e indipendenti.
Sebbene la spesa personale sia tornata a salire nel mese di Febbraio, resta più bassa delle aspettative di mercato (+0.5%). Questi dati sono deludenti, con un evidente rallentamento della domanda interna.
Le banche d’affari hanno reagito di conseguenza abbassando le previsioni di crescita del PIL: Goldman Sachs ha ridotto le su stime al +0.6% nel primo trimestre del 2025, mentre la Fed di Atlanta prevede una contrazione annualizzata del PIL del -2.8%, riducendo le stime rispetto all’ultima comunicazione.
All’inizio del mese, la Fed aveva già alzato le sue previsioni d’inflazione, rivedendo al ribasso le prospettive di crescita economica. Il presidente della Fed di Chicago, Austan Goolsbee, ha dichiarato che il percorso virtuoso del 2023 e 2024 potrebbe non ripetersi nel 2025.
Il dato del PCE di Febbraio sembra dargli conferma. La lettura dell'indice dei prezzi della spesa per consumi personali (PCE) è aumentata del 2.8%, superando le iniziali stime del +2.7%.
I primi effetti di Trump: Messico in recessione
L'economia messicana sta subendo un forte rallentamento e, secondo numerosi analisti, entrerà presto in recessione, influenzata principalmente dall'incertezza causata dalle politiche commerciali del presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Il Messico è il paese più vulnerabile alla strategia dei dazi di Trump, sia per l’alta percentuale di esportazioni verso il paese, sia per la sua situazione economica interna già compromessa, a causa di un alto deficit di bilancio che ha obbligato il governo messicano a effettuare importanti tagli alla spesa pubblica.
Il PIL messicano è calato dello 0.6% nel quarto trimestre del 2024, e nuovamente del 0.2% a Gennaio del 2025. Nel tentativo di stimolare l’economia, la banca centrale messicana ha recentemente ridotto il tasso d'interesse di riferimento di mezzo punto percentuale.
Secondo diversi economisti internazionali, il Messico registrerà un altro trimestre negativo, entrando così tecnicamente in recessione. Secondo gli esperti, le prospettive per il 2025 sono negative, e il governo ha pochi strumenti per invertire la tendenza.
Ancora prima dell’elezione di Trump, il peso messicano (la moneta nazionale) si era deprezzato significativamente a causa delle riforme strutturali avviate dal governo, in particolare con i cambiamenti radicali nel sistema giudiziario.
Questi cambiamenti includono l'introduzione dell'elezione dei giudici e la soppressione di diverse autorità di vigilanza indipendenti, tutte pratiche che hanno allontanato gli investitori dal paese.
Il Messico è il principale partner commerciale degli Stati Uniti grazie all'accordo USMCA, con le esportazioni che pesano circa il 35% del PIL nazionale. L’80% delle esportazioni messicane è diretto verso gli USA, soprattutto dal settore automobilistico.
Tuttavia Trump accusa il Messico di favorire l’immigrazione clandestina e il traffico di droga, oltre ad indebolire la manifattura statunitense grazie ai costi del lavoro notevolmente inferiori nel paese.
JPMorgan ritiene che una recessione in Messico sia ormai inevitabile, prevedendo stagnazione per i prossimi trimestri. L’OCSE ha recentemente previsto una contrazione economica dell’1.3% quest’anno per il Messico, unica economia del gruppo in recessione.
La presidente Sheinbaum ha ereditato un deficit fiscale ai massimi storici dagli anni ’80, che ha spinto il governo a varare una serie di leggi volte a ridurre le spese del 2% del PIL, il più drastico taglio mai effettuato.
La settimana che verrà
Calendario Economico
La prossima settimana ruoterà intorno ai dati del mercato del lavoro provenienti dalle due sponde dell’Atlantico. Sia in Europa che negli Stati Uniti è previsto un leggero aumento della disoccupazione, che tuttavia resta a livello frizionale. Nel mentre, la pubblicazione dei dati sull’inflazione nell’Unione Europea potrebbe aiutare le borse in un momento di forte incertezza.
Ecco alcuni degli eventi più interessanti della prossima settimana:
Martedì 1/4
11.00 Inflazione EU (Marzo): L’inflazione in Europa è prevista in calo, al 2.1%, dopo essere scesa anche a Febbraio. L’inflazione core è prevista stabile al 2.6%.
11.00 Tasso di disoccupazione EU (Febbraio): Il tasso di disoccupazione nell’Unione è previsto in leggero aumento al 6.3%. In Italia il valore atteso è coerente con quello medio dell’Unione, al 6.3%.
16.00 ISM Manufacturing USA (Marzo): Il rapporto ISM sul settore manifatturiero si basa sui dati raccolti dai responsabili degli acquisti e delle forniture a livello nazionale. Le risposte al sondaggio riflettono l'eventuale variazione del mese in corso rispetto al mese precedente. Per ciascuno degli indicatori misurati (nuovi ordini, ordini arretrati, nuovi ordini di esportazione, importazioni, produzione, consegne dei fornitori, scorte, scorte dei clienti, occupazione e prezzi), il rapporto mostra la percentuale di risposte, la differenza netta tra il numero di risposte in senso economico positivo e negativo e l'indice di diffusione. Una lettura del PMI superiore al 50% indica che l'economia manifatturiera è generalmente in espansione; una lettura inferiore al 50% indica che è generalmente in declino. Il valore atteso è di 50, segnando un’interruzione della crescita per il settore.
16.00 JOLTS job openings USA (Febbraio): Negli Stati Uniti, le offerte di lavoro si riferiscono a tutte le posizioni aperte (non occupate) l'ultimo giorno lavorativo del mese. Le posizioni aperte fanno parte del Job Openings and Labor Turnover Survey (JOLTS). L'indagine raccoglie dati da circa 16400 aziende non agricole, tra cui rivenditori e produttori, nonché enti governativi federali, statali e locali nei 50 Stati e nel Distretto di Columbia. Il JOLTS valuta la domanda di lavoro non soddisfatta nel mercato del lavoro statunitense e ha guadagnato attenzione nel 2014 come indicatore del mercato del lavoro preferito dalla presidente della Federal Reserve Janet Yellen.
Mercoledì 2/4
13.00 MBA Mortgage Applications (28 Marzo): Negli Stati Uniti, il sondaggio settimanale sulle richieste di mutui MBA è una panoramica completa del mercato dei mutui a livello nazionale e copre tutti i tipi di operatori del settore, comprese le banche commerciali, gli istituti di credito e le società di mortgage banking. L'intero mercato è rappresentato dall'Indice di mercato, che copre tutte le richieste di mutuo presentate durante la settimana, sia per l'acquisto che per il rifinanziamento. L'indagine copre oltre il 75% di tutte le richieste di mutui residenziali al dettaglio negli Stati Uniti.
Giovedì 3/4
13.30 US Initial Jobless Claims (29 Marzo): Le richieste iniziali di disoccupazione hanno un grande impatto sui mercati finanziari perché, a differenza dei dati sulle richieste continuate che misurano il numero di persone che richiedono sussidi di disoccupazione, le richieste iniziali di disoccupazione misurano la disoccupazione nuova ed emergente.
16.00 ISM Services PMI USA (Marzo): Il Report On Business® dell'ISM non manifatturiero si basa sui dati raccolti dai responsabili degli acquisti e delle forniture a livello nazionale. Le risposte al sondaggio riflettono l'eventuale variazione del mese in corso rispetto al mese precedente. Per ciascuno degli indicatori misurati (attività commerciale, nuovi ordini, arretrati di ordini, nuovi ordini di esportazione, variazione delle scorte, sentiment delle scorte, importazioni, prezzi, occupazione e consegne ai fornitori), il rapporto mostra la percentuale che riporta ciascuna risposta e l'indice di diffusione. Una lettura dell'indice superiore al 50% indica che l'economia non manifatturiera in quell'indice è generalmente in espansione; una lettura inferiore al 50% indica che è generalmente in calo. Gli ordini ai produttori di servizi rappresentano circa il 90% dell'economia statunitense.
Anche in questo caso è previsto un calo a 53, possibile segnale di un rallentamento dell’economia americana.
Venerdì 4/4
14.30 Tasso di disoccupazione USA (Marzo): Negli Stati Uniti, il tasso di disoccupazione è previsto in crescita al 4.2%, cifra comunque vicina al livello frizionale e che non segnala un indebolimento del mercato del lavoro.
14.30 Non Farm Payrolls USA (Marzo): I Nonfarm payrolls sono un rapporto sull'occupazione pubblicato mensilmente, di solito il primo venerdì di ogni mese, e influenzano pesantemente il dollaro USA, il mercato obbligazionario e il mercato azionario. Il programma Current Employment Statistics (CES) dell'Ufficio Statistico del Lavoro del Dipartimento del Lavoro degli Stati Uniti, effettua indagini su circa 141.000 aziende e agenzie governative, che rappresentano circa 486.000 siti di lavoro individuali, al fine di fornire dati dettagliati sull'occupazione, le ore e le retribuzioni dei lavoratori non agricoli. È previsto un drastico calo a 80k nuove unità, il valore più basso da Ottobre 2024.
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