C’era una volta la tripla A della Germania
Ecco tutte le novità sui mercati finanziari della settimana.
Le notizie principali
La Fed ha deciso di abbassare i tassi a settembre, ma probabilmente si limiterà ad una riduzione di 25 punti base.
La Germania si affida troppo al rapporto debito/PIL e tra qualche anno la tripla A potrebbe essere solo un lontano ricordo.
A Jackson Hole il presidente della Fed ha tracciato i prossimi passi che la Fed seguirà, alimentando le aspettative dei mercati.
I recenti scioperi che stanno colpendo il Canada e l’India avranno un forte impatto sulle spedizioni internazionali.
La settimana passata
Anche questa settimana si è chiusa con una performance positiva per i principali listini americani, che hanno recuperato dalle perdite della prima settimana di agosto, tornando vicino ai massimi.
Il NASDAQ e l’S&P500 segnano entrambi una crescita del +1,4%, mentre il Dow Jones cresce del 1,3%.
Al momento sembra certo che la Fed possa iniziare a tagliare i tassi a partire da settembre. Tradizionalmente, la Banca Centrale inizia a tagliare i tassi in risposta a una recessione economica, a uno shock/crisi finanziaria o a entrambi, per stimolare l’economia.
Questa volta le condizioni sono un po' particolari, in quanto, nonostante le prime avvisaglie di debolezza economica siano presenti, siamo ancora lontani dal parlare di una recessione.
I mercati prezzano una discreta probabilità di un taglio di 50 punti base già a settembre (24% mentre scrivo, 24 Agosto), tuttavia credo che l'approccio della Fed potrebbe essere più graduale.
A meno di cambiamento bruschi e inaspettati nel percorso dell'inflazione o della disoccupazione, la Fed potrebbe effettuare tagli incrementali di 25 punti base (0,25%) al suo tasso di riferimento.
L’approccio degli ultimi anni della Fed è stato data-driven e credo che anche in questa situazione si comporterà in modo simile. Il che significa non avere un obiettivo finale di tassi-obiettivo già stabilito a priori, ma muoversi di conseguenza rispetto all’economia.
C’era una volta la tripla A della Germania
Negli ultimi 30 anni, con un mondo con un mondo in costante cambiamento, abbiamo avuto poche certezze, tra queste la morte, le tasse e il rating AAA della Germania.
Negli ultimi due anni quest’ultima “certezza” ha smesso di essere così granitica. Il rating AAA tedesco continua ad avere una prospettiva stabile presso tutte le principali agenzie di rating. Tuttavia, questa situazione potrebbe non durare per sempre.
Molti politici tedeschi continuano a dirsi fiduciosi e predicano calma a riguardo: purtroppo mantengono una visione semplicistica, ritenendo che l'elevata affidabilità creditizia sia unicamente legata al basso livello di debito, ma non è così.
In realtà, il peso del debito pubblico delle economie avanzate con un rating elevato è significativamente maggiore rispetto a quello dei mercati emergenti con un rating inferiore.
Anche altri elementi, come la crescita economica, la produttività e la capacità di innovazione, giocano un ruolo cruciale. Ed è qui che la Germania sta incontrando sempre più difficoltà.
I dati economici del Paese sono stati deludenti. Tutti gli indicatori economici principali stanno puntando verso il basso, dagli ordini alla produzione industriale, dalle vendite al dettaglio, fino agli indici di fiducia. Negli ultimi due anni, l'economia è entrata e uscita dalla contrazione, senza tirarsi fuori dalle sabbie mobili che la circondano.
La debolezza della Germania, dell’Italia e della Francia, hanno rafforzato le aspettative di ulteriori riduzioni dei tassi da parte della Banca Centrale europea.
Le cause principali della stagnazione strutturale della Germania sono da ritrovare nella fine della globalizzazione totale che ha caratterizzato gli ultimi 20 anni, seguita da un profilo demografico scoraggiante.
La Germania ha tratto enormi vantaggi dall'ascesa della Cina nell'economia mondiale. Quando nel 2001 la Cina è entrata nell'Organizzazione Mondiale del Commercio, il Paese aveva bisogno proprio di ciò in cui le aziende tedesche eccellono: beni strumentali, macchinari, veicoli.
Le esportazioni sono decollate. Nel 1999, poco più di un quarto di tutto ciò che veniva prodotto in Germania era destinato all'estero. Nel 2008, questa quota aveva raggiunto il 46% del PIL.
Con la crisi finanziaria è iniziata la stagnazione delle esportazioni. La Cina si è presto trasformata da cliente a concorrente, e l’Unione Europea ha reagito alzando barriere doganali. Con l'appiattimento della domanda estera, l'economia tedesca ha subito un brusco rallentamento.
I consumatori tedeschi non sono riusciti a colmare questo vuoto e con delle buone motivazioni. Il sistema pensionistico, come in gran parte d'Europa, non è sostenibile con il calo demografico. Nei prossimi cinque anni, la Germania perderà ogni anno l'1% netto della sua forza lavoro.
Questa tendenza è ulteriormente aggravata da un numero sempre minore di ore lavorative: la Germania è il primo paese dell’OCSE in questa speciale classifica. Con una contrazione dell'input di lavoro di circa l'1% all'anno, la produttività del lavoro dovrebbe aumentare dello stesso valore. Negli ultimi anni l'aumento della produttività per ora lavorata è stato ben al di sotto dell'1%.
Se la Germania dovesse perdere il suo rating AAA, non sarebbe a causa di un eccesso di debito ma a causa della prolungata stagnazione economica.
A Jackson Hole si decide il futuro dell’America
Come era facilmente prevedibile, le parole pronunciate da Jerome Powell durante il congresso di Jackson Hole hanno riscosso molta attenzione. Prima del discorso erano state fatte numerose supposizioni su quello che sarebbe stato il tenore della presentazione e alla fine Powell ha scelto un approccio duale.
In primo luogo, ha ufficializzato la convinzione diffusa che "è arrivato il momento di aggiustare la politica" e che "la direzione è chiara". In secondo luogo, ha presentato l’opinione della Fed riguardo all’inflazione, affermando che "la fiducia che l'inflazione sia su un percorso sostenibile verso il 2% è aumentata".
Come al solito quando si tratta di questo genere di interventi, è molto più importante analizzare il tono, piuttosto che soffermarsi sul solo contenuto. Durante il discorso, il presidente della Fed ha evitato di pronunciarsi sull’entità del taglio dei tassi di interesse di settembre e, soprattutto, sulla loro futura evoluzione.
Powell ha chiarito le ragioni per cui è giunto il momento di modificare la politica, sottolineando che "il mercato del lavoro si è notevolmente raffreddato" e che la Fed “non desidera né auspica un ulteriore indebolimento delle condizioni del mercato del lavoro”.
Di conseguenza, l'equilibrio dei rischi ora vede una diminuzione della minaccia di un ulteriore aumento dell'inflazione.
Seguendo lo stesso percorso, si è detto ottimista sul fatto che la Fed possa realizzare un atterraggio morbido, centrando l'obiettivo dell'inflazione senza infliggere danni eccessivi all'economia.
Sebbene il recente aumento della disoccupazione preoccupi, per gli economisti buona parte di questo aumento al 4.3% può essere spiegato dall'ingresso di nuovi lavoratori nel mercato del lavoro.
Tuttavia, le revisioni annuali rilasciate questa settimana dal Bureau of Labor Statistics hanno rivelato che la crescita dell'occupazione nell'anno fino a marzo è stata molto più modesta di quanto inizialmente riportato.
A questo punto la strada verso il taglio dei tassi di settembre sembra tracciata. Va solo capito quale sarà l'entità delle riduzioni: alcuni esponenti della Fed hanno indicato una preferenza per un graduale taglio dei tassi, di un quarto di punto, piuttosto che mosse più audaci di mezzo punto.
Tuttavia, hanno lasciato intendere che potrebbero optare per riduzioni più sostanziali se il mercato del lavoro dovesse indebolirsi in modo significativo.
Il mercato sta iniziando a prezzare sempre di più la probabilità di un taglio di 50 punti base a settembre, con l’obiettivo di chiudere l’anno con una riduzione di 100 punti base. Nei tre meeting rimanenti da qua a fine anno significherebbe almeno due tagli da 25 punti base e uno da 50 punti base.
Gli scioperi paralizzano il trasporto marittimo
Una serie di scioperi stanno colpendo i grandi paesi sviluppati, dal Canada all’India, passando per gli Stati Uniti.
In Canada, oltre 9,000 lavoratori hanno minacciato uno sciopero da questo giovedì, bloccando le due principali ferrovie del paese, e interrompendo il 75% del traffico ferroviario.
Canadian National e Canadian Pacific Kansas City hanno dichiarato di voler chiudere le loro attività nel Paese se non riusciranno a raggiungere un accordo sui salari e sugli orari di lavoro con gli scioperanti, prima che i loro contratti di lavoro scadano questa settimana. Queste ferrovie attraversano tutto il Canada e gli Stati Uniti, fino ad arrivare in Messico.
Moody's ha stimato che lo sciopero potrebbe costare all'economia canadese più di 341 milioni di dollari canadesi (251 milioni di dollari statunitensi) al giorno.
Ma non sono solo i ferrovieri canadesi a protestare, anche nei porti indiani assistiamo a movimentazioni simili. Un gruppo di sindacati dei lavoratori portuali indiani ha annunciato uno sciopero nazionale a tempo indeterminato a partire dal 28 agosto.
Il tutto ricordando che molto del traffico che fino ad un anno fa passava per il canale di Suez è costretto a compiere altri tragitti.
Se le importazioni destinate ai porti canadesi e della costa orientale degli Stati Uniti dovranno essere deviate, non c'è alcuna possibilità che i porti della costa occidentale possano gestire il carico aggiuntivo, soprattutto a settembre, con le spedizioni per Natale.
I rivenditori americani hanno anticipato gran parte dei loro ordini per il periodo natalizio a causa delle interruzioni nel Mar Rosso. Tuttavia, con l’aggiunta degli scioperi, molto del traffico sta venendo deviato verso i porti occidentali, e le merci non arriveranno prima di novembre.
Dopo l’aumento delle tariffe sui beni importati dalla Cina dello scorso maggio, l’aumento dei costi di trasporto potrebbe rendere ancora più difficile reperire beni dall’Asia.
La settimana che verrà
Calendario Economico
Dopo la settimana di Jackson Hole ci aspettano dei giorni ricchi di pubblicazioni importanti. Oltre ai due indici sulla fiducia dei consumatori americani, verranno rilasciati i dati sull’inflazione flash europea di agosto e sul PCE statunitense.
Ecco alcuni degli eventi più interessanti della prossima settimana:
Lunedì 26/8
14.30 Ordini di beni durevoli MoM (luglio): Gli ordini di beni durevoli si riferiscono ai nuovi ordini effettuati ai produttori per la consegna di beni durevoli destinati a durare almeno tre anni. Gli analisti prevedono una crescita del 4% di questi ordini rispetto al mese di giugno.
Martedì 27/8
16.00 CB consumer confidence (agosto): L'indagine sulla fiducia dei consumatori® riflette le condizioni economiche prevalenti e i probabili sviluppi per i mesi a venire. Questo rapporto mensile illustra in dettaglio gli atteggiamenti dei consumatori, le intenzioni di acquisto, i piani di vacanza e le aspettative dei consumatori per l'inflazione, i prezzi delle azioni e i tassi di interesse. Gli analisti prevedono un leggero calo a 100.1 rispetto al dato di luglio che si era assestato a 100.3.
Mercoledì 28/8
13.00 MBA Mortgage Applications (23/agosto): Negli Stati Uniti, il sondaggio settimanale sulle richieste di mutui MBA è una panoramica completa del mercato dei mutui a livello nazionale e copre tutti i tipi di operatori del settore, comprese le banche commerciali, gli istituti di credito e le società di mortgage banking. L'intero mercato è rappresentato dall'Indice di mercato, che copre tutte le richieste di mutuo presentate durante la settimana, sia per l'acquisto che per il rifinanziamento. L'indagine copre oltre il 75% di tutte le richieste di mutui residenziali al dettaglio negli Stati Uniti.
Giovedì 29/8
14.30 Seconda stima tasso di crescita del PIL USA (Q2): Come di consueto verrà pubblicata la seconda stima del tasso di crescita del PIL USA nel secondo trimestre: in questo caso gli economisti si aspettano di leggere un dato rivisto con una crescita stimata del 2.8% nel trimestre.
14.30 US Initial Jobless Claims (24 agosto): Le richieste iniziali di disoccupazione hanno un grande impatto sui mercati finanziari perché, a differenza dei dati sulle richieste continuate che misurano il numero di persone che richiedono sussidi di disoccupazione, le richieste iniziali di disoccupazione misurano la disoccupazione nuova ed emergente. Le nuove richieste di disoccupazione sono state in calo per diversi mesi a dimostrazione di un mercato del lavoro estremamente forte dove la domanda superava l’offerta. Un mercato di questo tipo spinge i salari verso l’alto aumentando notevolmente l’inflazione. Ad oggi gli effetti degli aumenti dei tassi non si vedono ancora in modo marcato nel mercato del lavoro (con un tasso di disoccupazione molto basso) perché le initial jobless claims restano sotto le 300 K unità.
Venerdì 30/8
1.30 Tasso di disoccupazione Giappone (luglio): Gli analisti si aspettano una disoccupazione al 2.5% in linea con i dati di giugno e con quelli del resto dell’anno.
11.00 Tasso d’inflazione flash EU (agosto): il dato flash è un dato anticipatorio di quello ufficiale che verrà rilasciato a settembre. Al momento gli analisti si aspettano un’inflazione europea al 2.3%, mentre l’inflazione core dovrebbe calare leggermente al 2.8%.
14.30 Indice PCE USA (luglio): Negli Stati Uniti, l'Indice dei prezzi della spesa per consumi personali fornisce una misura dei prezzi pagati per l'acquisto di beni e servizi a livello nazionale. Mentre l'Indice dei prezzi al consumo presuppone un paniere fisso di beni e utilizza pesi di spesa che non cambiano nel tempo per diversi anni, l'Indice dei prezzi della spesa per consumi personali utilizza un indice a catena e si basa sui dati di spesa del periodo corrente e del periodo precedente (noto come Indice dei prezzi di Fisher).
16.00 Michigan consumer sentiment finale (agosto): L'Indice delle aspettative dei consumatori si concentra su tre aree: come i consumatori considerano le prospettive della propria situazione finanziaria, come considerano le prospettive dell'economia generale nel breve periodo e come considerano le prospettive dell'economia nel lungo periodo. Ogni indagine mensile contiene circa 50 domande di base, ognuna delle quali analizza un aspetto diverso degli atteggiamenti e delle aspettative dei consumatori. Gli analisti prevedono che l’indice possa arrivare a 67.8 in risalita rispetto al dato di luglio.
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